giovedì 30 aprile 2015

Casette d'Ete ( Sant'Elpidio a Mare) Messa Solenne 2 maggio Basilica Imperiale della Santa Croce

Sabato 2 Maggio 2015 ore 17,00 Missa Sollemnis in Inventione Sanctae Crucis nella Chiesa  della Santa Croce ( Basilica Imperiale della Santa Croce al Chienti ) Casette D'Ete ( Comune di Sant'Elpidio a Mare QUI   per le indicazioni stradali ).
Dopo sette secoli ritorneranno i Monaci Benedettini, questa volta del Monastero di Norcia  , per celebrare la Santa Messa Solenne ( in terzo ) nella Festa dell'Invenzione della Santa Croce ( titolare della chiesa e dell'omonima Frazione )   in uno dei luoghi più importanti della storia dell'evangelizzazione e della civilizzazione della terra picena (la chiesa fu consacrata nell'887).
La celebrazione sarà impreziosita dal Canto Gregoriano del Proprium e dell'Ordinarium : “la musica per la vita monastica è una parte essenziale delle nostre preghiere – hanno detto i Monaci  - Il canto fa parte dell’aria che respiriamo e data la frequenza con cui lo pratichiamo, per noi è naturale”.
Questa  semplice e bella iniziativa, innestata sulla fresca spiritualità benedettina,  è stata promossa dall’Associazione Santa Croce, con la fattiva ed esemplare collaborazione della Comunità Parrocchiale di Casette d'Ete, della Famiglia proprietaria dell'immobile ( restaurato di recente) e di alcuni volontari del posto.
Per l'occasione sarà esposta alla venerazione dei fedeli la Reliquia della Santa Croce : un gesto devozionale altamente significativo per invocare la Celeste protezione   sulle campagne e  sulle Famiglie danneggiate dalla crisi economica.
La recita del Santo Rosario e delle Litanie Lauretane, prima della celebrazione della Santa Messa, preparerà spiritualmente gli animi dei fedeli volgendo i cuori verso la Madre del Redentore e Madre della Chiesa : "ad Jesum per Mariam".


  "Niente anteporre all'amore di Cristo!"

San Benedetto da Norcia, prega per noi.
Santa Scolastica, prega per noi.

Da : MiL

martedì 28 aprile 2015

La ricchezza svincolata da qualsivoglia morale, come vuole il capitalismo, non è cristiana

"Quanto vorrei che le comunità parrocchiali in preghiera, all’ingresso di un povero in chiesa si inginocchiassero in venerazione allo stesso modo come quando entra il Signore! 
Quanto vorrei questo, che si toccasse la carne di Cristo presente nei bisognosi di questa città!" ( Papa Francesco - fonte: Il Giornale / 28 aprile 2015).


"Nella Scrittura, la povertà di spirito è intesa come umiltà ed è eccome una virtù. 
Ed anche la povertà di mezzi e risorse fisiche può tradursi in un'occasione per avvicinarsi alla Santità. 
Occasione che generalmente fa fatica a presentarsi tra i fasti ed il lusso della ricchezza spropositata e svincolata da qualsivoglia morale come vuole  la lezione capitalista".

Attenzione però :

"Trovo ambigue teologicamente queste frasi, che creano una perfetta concomitanza tra Cristo ed il povero, tra la carne di Cristo e quella del povero.
Non era questo (insieme alle conseguenze filomarxiste che se ne ricavavano) uno degli assunti base della Teologia della Liberazione?
Il tema di accogliere cristianamente il povero ( tema che non scopriamo oggi nella Chiesa), è altra cosa rispetto a quel far perfettamente combaciare l` unicità del Cristo con il povero...
Ricordiamocelo: il povero, anche lui, ha bisogno di conversione e di perdono...
Anche il povero ha assoluta necessità di Cristo e della Sua Redenzione".

***

Il cristiano non può identificarsi con le forme a-cristiane dell'attuale capitalismo  di matrice illuminista.
La cosiddetta "teologia della liberazione" è stata giustamente condannata dal Magistero solo perchè  inficiata , inquinata e falsata dal marxismo, perversa ideologia che corrode con la scusa della giustizia sociale e della presunta lotta alla povertà.
Il Magistero ha però giustissimamente condannato anche il liberalismo e con esso anche la concezione capitalista,  attualmente imperante,  che  pare però interessare anche dei super potentati che, al fine di raggiungere i loro a-morali scopi lucrosi, non disdegnano attuare patti di collaborazione con  potenze islamiche che, come noto, ammettono e legittimano anche forme di schiavitù. (A.C.)



Da Facebook

lunedì 27 aprile 2015

Il Papa "Voi continuerete l’opera santificatrice di Cristo... il vescovo rischia – rischia! – e sceglie loro, come il Padre ha rischiato per ognuno di noi"

ORDINAZIONE SACERDOTALE DI DIACONI DELLA DIOCESI DI ROMA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
IV Domenica di Pasqua, 26 aprile 2015



Fratelli carissimi,

questi nostri figli sono stati chiamati all’ordine del presbiterato. 
Ci farà bene riflettere un po’ a quale ministero saranno elevati nella Chiesa. 
Come voi ben sapete il Signore Gesù è il solo Sommo Sacerdote del Nuovo Testamento, ma in Lui anche tutto il popolo santo di Dio è stato costituito popolo sacerdotale.
Tutti noi! Nondimeno, tra tutti i suoi discepoli, il Signore Gesù vuole sceglierne alcuni in particolare, perché esercitando pubblicamente nella Chiesa in suo nome l’officio sacerdotale a favore di tutti gli uomini, continuassero la sua personale missione di maestro, sacerdote e pastore.

Come, infatti, per questo Egli era stato inviato dal Padre, così Egli inviò a sua volta nel mondo prima gli Apostoli e poi i Vescovi e i loro successori, ai quali infine furono dati come collaboratori i presbiteri, che, ad essi uniti nel ministero sacerdotale, sono chiamati al servizio del Popolo di Dio.

Loro hanno riflettuto su questa loro vocazione, e adesso vengono per ricevere l’ordine dei presbiteri.
E il vescovo rischia – rischia! – e sceglie loro, come il Padre ha rischiato per ognuno di noi.

Essi saranno infatti configurati a Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote, ossia saranno consacrati come veri sacerdoti del Nuovo Testamento, e a questo titolo, che li unisce nel sacerdozio al loro Vescovo, saranno predicatori del Vangelo, Pastori del Popolo di Dio, e presiederanno le azioni di culto, specialmente nella celebrazione del sacrificio del Signore.

Quanto a voi, che state per essere promossi all’ordine del presbiterato, considerate che esercitando il ministero della Sacra Dottrina sarete partecipi della missione di Cristo, unico Maestro. 
Dispensate a tutti quella Parola di Dio, che voi stessi avete ricevuto con gioia. 
Leggete e meditate assiduamente la Parola del Signore per credere ciò che avete letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che avete insegnato.

E questo sia il nutrimento del Popolo di Dio; che le vostre omelie non siano noiose; che le vostre omelie arrivino proprio al cuore della gente perché escono dal vostro cuore, perché quello che voi dite a loro è quello che voi avete nel cuore. Così si dà la Parola di Dio e così la vostra dottrina sarà gioia e sostegno ai fedeli di Cristo; il profumo della vostra vita sarà la testimonianza, perché l’esempio edifica, ma le parole senza esempio sono parole vuote, sono idee e non arrivano mai al cuore e addirittura fanno male: non fanno bene! 
Voi continuerete l’opera santificatrice di Cristo. 
Mediante il vostro ministero, il sacrificio spirituale dei fedeli viene reso perfetto, perché congiunto al sacrificio di Cristo, che per le vostre mani, in nome di tutta la Chiesa, viene offerto in modo incruento sull’altare nella celebrazione dei Santi Misteri.

Quando voi celebrate la Messa, riconoscete dunque ciò che fate. 
Non farlo di fretta! 
Imitate ciò che celebrate - non è un rito artificiale, un rituale artificiale - perché così, partecipando al mistero della morte e risurrezione del Signore, portiate la morte di Cristo nelle vostre membra e camminiate con Lui in novità di vita.

Con il Battesimo aggregherete nuovi fedeli al Popolo di Dio. Non bisogna rifiutare mai il Battesimo a chi lo chiede! Con il Sacramento della Penitenza rimetterete i peccati nel nome di Cristo e della Chiesa. 
E io, in nome di Gesù Cristo, il Signore, e della sua Sposa, la Santa Chiesa, vi chiedo di non stancarvi di essere misericordiosi. 
Nel confessionale voi starete per perdonare, non per condannare! 
Imitate il Padre che mai si stanca di perdonare. Con l’olio santo darete sollievo agli infermi. 
Celebrando i sacri riti e innalzando nelle varie ore del giorno la preghiera di lode e di supplica, vi farete voce del Popolo di Dio e dell’umanità intera.

Consapevoli di essere stati scelti fra gli uomini e costituiti in loro favore per attendere alle cose di Dio, esercitate in letizia e carità sincera l’opera sacerdotale di Cristo, unicamente intenti a piacere a Dio e non a voi stessi. 
E’ brutto un sacerdote che vive per piacere a sé stesso, che “fa il pavone”!

Infine, partecipando alla missione di Cristo, Capo e Pastore, in comunione filiale con il vostro Vescovo, impegnatevi a unire i fedeli in un’unica famiglia - siate ministri dell’unità nella Chiesa, nella famiglia -, per condurli a Dio Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. 
E abbiate sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire; non per rimanere nelle sue comodità, ma per uscire e cercare e salvare ciò che era perduto.


giovedì 23 aprile 2015

Sacerdoti uccisi in Italia dai partigiani-comunisti

Quei sacerdoti uccisi dai partigiani che la Chiesa dovrebbe beatificare. Un dossier del Timone


di Andrea Zambrano


«Questi sono i nostri beati».
È questa l'ambiziosa “proclamazione” che Il Timone propone ai lettori in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione.
Un dossier accurato e coraggioso, quello del mese di Aprile, in cui si affronta partendo dalla storia del beato Rolando Rivi, ucciso dai partigiani comunisti in odio alla fede sul finire della seconda guerra mondiale, le storie degli altri preti uccisi dalla violenza rossa.
E ci si chiede che fare della loro memoria adesso che la Chiesa, con la beatificazione del seminarista martire, ha sancito che nel biennio '44-'46 si moriva in odium fidei.

È nato così un dossier di 12 pagine nel quale raccontare le storie degli oltre 80 preti uccisi dai partigiani la cui morte può essere attribuita a odio politico religioso. L'ambizione, spiega già nel titolo il mensile, è chiara: «Proporre la beatificazione collettiva: saranno i nostri martiri del Triangolo della morte».

L'operazione è trasparente: «Dei 150 preti uccisi dalla violenza rossa, nel clima di vendette e ritorsioni, un buon numero trovò la morte perché apertamente simpatizzante del Regime fascista e dunque compromesso, anche se un prete ucciso, da una parte o dall'altra, porta sempre dietro di sé un aberrante sacrilegio. Pochi cadono vittime di errori e vendette personali per questioni banali: eredità, prestiti etc...». «Ma c'è un numero – si fa notare – che una ricerca storica degna di tal nome deve incaricarsi di definire in maniera scientifica e che attualmente si aggira sulle 70-80 unità che trova la morte in un contesto ideologico-politico».

In sostanza , furono uccisi perché tenacemente anticomunisti.
Avevano capito che mentre si combatteva la guerra di Liberazione le formazioni marxiste stavano utilizzando quel vasto movimento insurrezionale in vista di un'imminente rivoluzione comunista. Si tratta per lo più di preti emiliani e friulani, uccisi perché dal pulpito condannavano non solo le aberrazioni della guerra, ma anche l'ideologia marxista che ispirava i princìpi di molte brigate partigiane.

Il dossier si avvale di testimonianze di preti scampati ad agguati che erano finiti nella lista nera, come quella di don Raimondo Zanelli, oggi 85enne.
Ma anche di documenti, tra cui lettere e diari, in cui viene mostrata la pianificazione strategica della caccia al prete da parte dei partigiani comunisti che non accettavano un disimpegno nella causa della Resistenza da parte di quei preti che non condividevano le impostazioni ideologiche delle Brigate Garibaldi.

Ma la parte centrale del dossier racconta le storie di religiosi il cui ricordo oggi rischia di perdersi defintivamente con la morte degli ultimi testimoni.
Da don Luigi Lenzini, la cui causa di beatificazione è già a Roma, a don Umberto Pessina, ucciso per il suo zelo anticomunista e sulla cui morte la giustizia ha detto una parola definitiva solo 40 anni dopo aver vinto la cortina di fumo del Pci, che conosceva i veri assassini e lasciò condannare un innocente.
Ma c'è anche don Francesco Bonifacio, il santo degli infoibati. Senza dimenticare le storie di don Augusto Galli, ucciso perché nella lista nera e infamato successivamente con l'attribuzione di un'amante, e don Giuseppe Iemmi, che dal pulpito condannò l'uccisione di un fascista e venne freddato dai partigiani.

Le accuse per coprire quelle uccisioni venivano sempre giustificate attraverso un canovaccio che molto spesso ha retto alla prova degli anni anche per l'assenza di rigorosi processi giudiziari. Per alcuni lo spionaggio a favore dei nazifascisti, per altri l'infamia di un'amante, per altri ancora l'attività anti-resistenziale o anche solo aver ospitato in canonica un fascista in fuga.
Accuse politiche dunque.
Ma come fa notare don Nicola Bux nel suo contributo, «per diminuire la portata del sacrificio dei cristiani fin dai tempi di Gesù, si è cercato di giustificare le uccisioni per motivi politici e non per odium fidei.
In realtà le due cause si fondono perché l'amore per la Patria è una virtù cristiana e perché nel sangue dei sacerdoti uccisi, anche di quelli di cui non si conosce neppure il nome, è presente una teologia della persecuzione che ha sempre accompagnato la vita della Chiesa».

Ma c'è anche un aspetto che a 70 anni merita di essere ricordato: è la straordinaria avventura dei partigiani bianchi, cattolici, che morirono gridando “Viva Cristo Re” e che a differenza dei partigiani comunisti – come spiega lo storico Alberto Leoni – «agivano nel rispetto della popolazione civile». Si fanno largo le storie di Giuseppe Cederle o Aldo Gastaldi “Bisagno”, ma anche di Franco Balbis. E non possono mancare le vicende epiche dei partigiani uccisi da altri partigiani, come il caso del comandante cattolico della Sap di Reggio Emilia Mario Simonazzi “Azor”, i cui assassini, certamente partigiani, non vennero mai trovati. A indagare sulla sua morte fu una figura straordinaria di cattolico, partigiano e giornalista: Giorgio Morelli, che diede vita ad un'avventura editoriale , La Nuova Penna, nella quale per primo denunciò le uccisioni ad opera dei partigiani comunisti nel Triangolo della morte. Per questo suo impegno venne fatto oggetto di un agguato e morì per le conseguenze dello sparo poco tempo dopo. Anche lui un martire del Triangolo rosso.


Fonte : Il Timone tramite  «La Nuova Bussola Quotidiana»

mercoledì 22 aprile 2015

Spadarolo ( Rimini) Priorato Madonna di Loreto: Adorazione Eucaristica notturna 1° Venerdì del mese

Venite Adoriamo
Priorato Madonna di Loreto,
Spadarolo, Rimini (Via Mavoncello, 25, 47923 Rimini RN)
Venerdì 1 maggio 2015 ore 21- Sabato 2 maggio ore 7,00
Adorazione Eucaristica notturna
– 1° Venerdì del mese –

Ognuno può andare all'ora che preferisce e rimanere a piacimento


Preghiera al Cuore Eucaristico di Gesù

Cuore Eucaristico di Gesù; dolce compagno del nostro esilio, io vi adoro. 
Cuore Eucaristico di Gesù - 
Cuore solitario - 
Cuore umiliato - 
Cuore derelitto - 
Cuore dimenticato - 
Cuore disprezzato - 
Cuore oltraggiato - 
Cuore disconosciuto dagli uomini - 
Cuore amante i nostri cuori - 
Cuore supplicante d’essere amato - 
Cuore paziente ad attenderci - 
Cuore premuroso di esaudirci - 
Cuore desideroso di essere pregato - 
Cuore fonte perenne di nuove grazie - 
Cuore silenzioso che volete parlare alle anime - 
Cuore dolce rifugio della vita nascosta - 
Cuore maestro dei segreti dell’unione divina - 
Cuore di Colui che dorme, ma sempre veglia - 
Cuore Eucaristico di Gesù abbiate pietà di noi.

Gesù Ostia, io voglio consolarvi - 
Io mi unisco a voi - 
Io mi immolo con voi - Io mi annichilo dinanzi a voi - 
Io voglio dimenticarmi per pensare a voi - 
Essere dimenticato e disprezzato per amor vostro - 
Non essere compreso ed amato che da voi - 
Mi tacerò per ascoltarvi e mi lascerò per perdermi in voi.

Fate che io sollevi così la vostra sete della mia salute, la vostra sete ardente della mia santità, e che, purificato, io vi renda un puro e vero amore. 
Io non voglio più stancare la vostra attesa; prendetemi, io mi dò a voi - 
Io vi consegno tutte le mie opere, il mio spirito per illuminarlo, il mio cuore per dirigerlo, la mia volontà per fissarla, la mia miseria per soccorrerla, l’anima mia ed il mio corpo per nutrirli.

Cuore Eucaristico del mio Gesù, il cui sangue è la vita dell’anima mia, che io più non viva, ma vivete solo in me. 

Così sia.

martedì 21 aprile 2015

Vescovi dimissionati e crocifissi dall'opinione pubblica:rigore per tutti !

Abbiamo appreso oggi della rinuncia del Vescovo di Kansas City-Saint Joseph (U.S.A.)

Non conosciamo  la Diocesi di Kansas City-Saint Joseph ne' tanto meno il Presule dimissionato.
Abbiamo solo attinto da Internet alcune notizie della scabrosa vicenda che è stata origine delle dimissioni del Vescovo statunitense. 
Eccone una qualsiasi, scelta a caso : "( Papa ) Francesco ha accettato oggi le dimissioni di mons. Robert W. Finn dal governo pastorale della diocesi di Kansas City-Saint Joseph. 
Si tratta del primo presule americano ad essere stato condannato per il reato di omessa segnalazione alle autorità di un sacerdote sospettato di aver commesso abusi sessuali su minori.
... 
La rimozione da parte del Papa è arrivata dopo l’apertura di un’inchiesta anche da parte del Vaticano".


Stop.
Ci sono i "muri portanti" sui quali poggiano le Istituzioni, d' origine divina ed anche quelle umane.
Ci sono dei segnali di "stop" davanti ai quali dobbiamo doverosamente fermarci.
Questi "muri portanti", questi segnali di "stop" nel mondo laico come in quello ecclesiastico si chiamano Magistratura e Giustizia.

Bisogna sempre riporre piena fiducia nel sistema giudiziario civile ed ecclesiastico.
Questo abbiamo sempre "rimproverato" ad un già florido Ordine Religioso, improvvisamente "commissariato" senza che sia stato comunicato pubblicamente alcun capo d'accusa : perchè quei religiosi non hanno fatto ricorso alla Giustizia vaticana ? 
Attraverso quella gravissima omissione essi hanno praticamente fatto capire che non si fidano delle strutture investigative e giudicanti della Sede Apostolica.
Questo non è possibile per un cattolico !
Questo non è possibile per qualsiasi gruppo cattolico !

 
Ribadendo, clamans voce,  la nostra piena fiducia nelle Istituzioni soprattutto quelle giudiziarie Vaticane dobbiamo anche leggere che:  " Si lamenta a Mons. Finn il fatto che egli abbia fatto passare un anno prima di prendere in considerazione una segnalazione che gli era pervenuta. E per quest'anno di ritardo si scusò pubblicamente. Un anno!!! Quando ci sono vescovi che hanno taciuto e coperto per decenni e stanno al loro posto! 
Tra l'altro,il Vescovo poi avviò un'indagine indipendente ad ampio raggio sulla sua diocesi, assumendo i provvedimenti del caso".


"Mons. Finn, certo, può avere sbagliato. 
Ma nell'ambito della Chiesa non si può guardare a ciò che stabilisce la giustizia secolare specie se questa non è ispirata alla verità, ma è mossa dall'opinione pubblica.
Così invece è avvenuto a Mons. Finn: la sua "condanna" per "silenzio" è avvenuta da parte della giustizia americana. 
Per questo ne era stata invocata la rimozione nel novembre 2014 recependo le conclusioni della giustizia americana, e che mons. Finn giustamente ha contestato.
Se nella Stato possono avvenire certe cose, nella Chiesa - che è retta da criteri diversi - queste non sono ammissibili".

Non vogliamo neppure sfiorare la schifosissima questione del reato di cui s'è macchiato un Consacrato, ne' del colpevole ritardo della pubblica denuncia di  un anno da parte dell'Ordinario Diocesano e siamo sicuri che prima o poi la Verità farà piena luce su questa tetra e puzzolente vicenda così come su altre analoghe.
I raggi della Verità cadranno però su tutto e su tutti saggiando e purificando tutti e tutti come oro nel crogiuolo.


"Quando si vede applicare la legge della misericordina per gli amici ed il rigore - spinto peraltro dalla campagna massmediatica - per tutti coloro che dimostrano ( per fortuna ) di NON seguire l'attuale linea popolar-populista-progressista non si può tacere! 
Chi tace acconsente! Se gli iniqui prevalgono non è perché questi sono più forti, ma perché chi dovrebbe parlare, preferisce tacere"

Concordiamo : rigore per tutti ma proprio per tutti !
Il minimo, sarebbe invocare almeno che non si facciano due pesi - due misure  :  severità per tutti ma proprio per tutti !!!




I Benedettini di Norcia : un piccolo miracolo della Divina Provvidenza

La vita religiosa non è morta.
I Benedettini di Norcia, esempio per l'Anno della vita consacrata

Abbiamo parlato diverse volte dei Benedettini di Norcia (qui e qui), un piccolo miracolo che si è realizzato grazie alla Provvidenza e alla sapienza del loro abate e fondatore, dom Cassian Folsom. 
Una comunità giovane, 33 anni l’età media, che ha fatto rivivere la presenza benedettina in quella perla dell’Umbria da cui è partita un’epopea di fede e civilizzazione e da cui i monaci erano assenti da oltre 150 anni.

L’Anno della vita consacrata sta scorrendo piuttosto in sordina, con incontri qua e là di esponenti di ordini religiosi in via di estinzione, ma ancora intenti a rilanciare parole d’ordine, slogan, formule di una stagione che doveva essere una “nuova primavera” e si è rivelata sterile ed esiziale come una gelata d’inverno.

Quello dei Benedettini di Norcia è invece un caso si cui molti potrebbero e dovrebbero riflettere, di una limpida ed equilibrata applicazione dell’indicazione chiave del decreto conciliare sul rinnovamento della vita religiosa, Perfectae Charitatis, ossia che:

Il rinnovamento della vita religiosa comporta il continuo ritorno alle fonti di ogni forma di vita cristiana e alla primitiva ispirazione degli istituti, e nello stesso tempo l'adattamento degli istituti stessi alle mutate condizioni dei tempi.

Dove «adattamento alle mutate condizioni dei tempi», per dom Folsom e compagni non ha voluto dire secolarizzazione dello stile di vita, abbandono dell’abito, o tralignamento teologico.

Ha voluto dire, per esempio, sinergia efficace con i laici amici della comunità, che in vari Paesi, soprattutto negli Stati Uniti, si occupano di far conoscere questa nuova esperienza monastica, raccogliere fondi, coinvolgere benefattori, creare una rete di preghiera a supporto dei monaci.

Significa un uso oculato delle potenzialità di internet, con la cura del sito, dei materiali audiovisivi, perché oggi internet è in grado come mai è accaduto prima di rendere un’esperienza locale veramente globale, anche nell’attrazione di nuove vocazioni.

Significa la valorizzazione dei piccoli e grandi tesori di bellezza che una fede autentica, coltivata nel solco dell’autentica tradizione della Chiesa, può produrre a beneficio di tutti e per la gloria di Dio. 
Come la nuova raccolta di canti gregoriani per le festività mariane che i Benedettini di Norcia hanno appena ultimato ...


da «Fr. Z's Blog» (in inglese) tramite Il Timone

AGGIORNAMENTO
LA MESSA 2 MAGGIO DEI MONACI DI NORCIA A CASETTE D'ETE (FERMO) QUI 

lunedì 20 aprile 2015

La Via Crucis di Papa Benedetto XVI (2005-2013) ha giovato alla Chiesa ?

...I dati statistici dell’Annuarium Statisticum, riferiti all’anno 2013, forniscono un’analisi sintetica delle principali dinamiche riguardanti la Chiesa Cattolica nelle 2.989 circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta.

Nel periodo che va dal 2005 al 2013 i cattolici battezzati nel mondo hanno registrato una rapida crescita, con un incremento percentuale di oltre il 12%.
Nello stesso arco temporale essi sono complessivamente passati da quasi 1.115 a 1.254 milioni, con un aumento assoluto di 139 milioni di fedeli battezzati.
Poiché nello stesso periodo la popolazione mondiale è passata da 6.463 a 7.094 milioni, l’incidenza dei cattolici a livello planetario è aumentata dal 17,3 al 17,7 per cento. Questi valori, però, esprimono la sintesi di situazioni molto diverse tra i vari continenti.

Per l’Europa si registra una evidente stazionarietà da imputare sostanzialmente alla ben nota situazione demografica del vecchio continente, la cui popolazione, attualmente in fase di stabilizzazione, è prevista in netto declino per i prossimi decenni.
Nel 2013 i fedeli battezzati, in lieve crescita rispetto all’anno precedente, ammontavano a 287 milioni e sono 6,5 milioni in più rispetto al 2005.

Più dinamica risulta la realtà africana, dove i cattolici sono aumentati del 34%: nel 2005 erano 153 milioni e nel 2013 erano saliti a 206 milioni.
Tale andamento, solo in parte imputabile a fattori puramente demografici, riflette un aumento effettivo della presenza dei fedeli battezzati: infatti, i cattolici, che erano il 17,1% della popolazione africana nel 2005, otto anni più tardi ne rappresentavano quasi il 19%.

Situazioni intermedie tra le due sopra descritte sono quelle registrate in America e in Asia dove la crescita dei fedeli battezzati è stata importante (rispettivamente +10,5 e +17,4 per cento), ma del tutto spiegabile con lo sviluppo demografico registrato nello stesso periodo.
In termini relativi, infatti, i cattolici americani rappresentavano stabilmente il 63% della popolazione mentre in Asia l’incidenza dei cattolici è passata dal 2,9 nel 2005 al 3,2 per cento nel 2013.

Rimane stabile l’incidenza dei cattolici battezzati su 100 abitanti in Oceania, anche se su valori assoluti nettamente inferiori.

Le forze di apostolato, costituite da Vescovi, sacerdoti, diaconi permanenti, religiosi non sacerdoti, religiose professe, membri di istituti secolari, missionari laici e catechisti, ammontavano a fine 2013 a 4.762.458 con una variazione positiva di poco meno di 300.000 unità rispetto alla stessa data del 2005.


dal «Bollettino della Sala stampa vaticana» tramite Il Timone

Pulizia etnica dello stato islamico : 28 Cristiani Etiopi ( migranti ) rapiti e decapitati in Libia

Isis, gli etiopi giustiziati erano dei migranti

Che le vittime fossero migranti lo sostiene anche Abba Kaletsidk Mulugeta, un funzionario della Chiesa etiope ortodossa di Tewahdo

Articolo di Mario Valenza


Dopo la tragedia del mare di qualche giorno fa in cui 12 cristiani sarebbero stati gettati in mare dai compagni di viaggio islamici, adesso emerge un altro dettaglio inquietante su chi affolla le coste del Nord Africa per partire verso l'Italia.


Di fatto a quanto pare lo Stato Islamico sta mettendo in atto una vera e propria pulizia etnica dei fedeli cristiani che vogliono migrare verso l'Europa. 
Se non riescono ad ucciderli prima della partenza allora ci pensano altri musulmani a gettarli in mare durante la traversata. 
Per i 28 cristiani etiopi rapiti in Libia e poi decapitati a quanto pare erano dei migranti che attendevano il loro turno per imbarcarsi verso l'Europa.


Nel video diffuso dall'Isis un miliziano a volto coperto legge un lunghissimo comunicato prima di mostrare le immagini che mostrano l'uccisione dei cristiani etiopi. 
Il video ha il logo Isis di al-Furqan e finora sembrava l'ennesima esecuzione sommaria delle milizie del terrore. 
Ma adesso, come racconta Sky News, secondo un funzionario della Chiesa etiope ortodossa di Tewahdo, le vittime erano migranti che stavano cercando di raggiungere l'Europa.


Fonte : Il Giornale

venerdì 17 aprile 2015

Grottammare 25 aprile : 3° Incontro Interregionale "Summorum Pontificum"

Grottammare, provincia di Ascoli Piceno - uscita casello Grottammare A 14
Sabato 25 Aprile 2015
3° Incontro Interregionale "Summorum Pontificum"
Città Alta , Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista (Piazza Peretti )

ore 11,00 Santa Messa Cantata in rito romano antico per la festa di San Marco Evangelista

Dopo la Santa Messa è possibile rimanere a pranzo in un locale nei pressi della parrocchia;
si parlerà anche dell'organizzazione del 3° Pellegrinaggio all'aurora della festa dell'Assunta ( 15 agosto 2015).

giovedì 16 aprile 2015

La "riflessione" di don Giancarlo Perego sui Cristiani annegati dai musulmani

16 aprile 2015 : " Proseguono in Italia gli sbarchi di migranti provenienti dal Nord Africa.
Due in particolare le notizie di cronaca di questa giornata: la denuncia della morte nel Canale di Sicilia, di altri 41 africani a bordo di un vecchio gommone: 4 i superstiti sbarcati nel porto di Trapani.
L’altra notizia ( una notiziola qualsiasi ...un'altra notizia - da notare come questa "notizia" è stata messa in secondo piano sulla Radio del Papa ;  si tratta dell'uccisione criminale di 12 o 13 giovani cristiani .. un'altra notizia... una notiziola che disturba il clima artificiale che si vorrebbe creare  attorno al fenomeno migratorio organizzato a tavolino dai potentati mondialisti  N.d.R) dà conto di una lite scoppiata su un barcone tra migranti musulmani e cristiani, finita con dodici cristiani gettati in mare. 
In base alle testimonianze dei sopravvissuti la Procura di Palermo ha disposto il fermo per 15 presunti colpevoli di omicidio. 
Un episodio triste, ma umano in cui non va esasperato l’odio religioso”, la riflessione di mons. Giancarlo Perego, direttore di Migrantes della CEI ( foto), un fatto che, continua, “sottolinea tutta la disperazione dei migranti per cui in uno spazio piccolo ognuno cerca di salvare la propria pelle". ( Radio Vaticana di oggi )
***

Perchè noi cattolici, finanziatori con il nostro 8x1000 delle strutture della CEI, pretendiamo ostinatamente di trovare ancora  in questo settore clerico/impiegatizio  delle pubbliche espressioni  di cristiana pietas , di preghiera e di suffragio a commento di una così tremenda notizia che riguarda, in questo specifico caso, 12 o 13 nostri fratelli nella Fede martirizzati in odio verso Cristo e la Sua Chiesa?
Certamente un  qualsiasi, semplice cristiano  avrebbe saputo almeno esprimere il senso di cristiana condivisione per i poveri giovani cristiani buttati a mare dopo essere stati accoltellati.
Certamente un qualsiasi, semplice cristiano avrebbe pubblicamente rivolto una prece  a suffragio di quei poveri ammazzati, nostri fratelli nel Battesimo.
Certamente un qualsiasi, semplice cristiano avrebbe rivolto subito un'Ave Maria alla Madonna Santissima perchè aiuti e sostenga le Famiglie affrante di quei poveretti trucidati con odio satanico contro Cristo e la Sua Chiesa . 


Tutto questo normalissimo modo di procedere di un qualsiasi, semplice cristiano non appartiene evidentemente all'impiegato CEI don Giancarlo Perego.


Quei giovani cristiani hanno raggiunto la raggiante schiera dei Martiri "che sono più numerosi che nei primi secoli della Chiesa" ( Papa Francesco, Lunedì dell'Angelo, Regina Coeli ) invece quel Consacrato,  che nell'intervista di Radio Vaticana non ha speso una sola parola di condivisione del dolore nei confronti dei suoi Fratelli cristiani perchè  troppo impregnato di tatticismo "mondano", ha bisogno della nostra urgente preghiera .
I morti ammazzati hanno avuto viva fede nel Cristo Risorto.
Paradossalmente anche i loro carnefici musulmani  hanno una loro forte "convinzione", non possiamo negarlo così come non possiamo negare la crescente preoccupazione  dei ceti più semplici della popolazione italiana ed europea per una difficile e forzata convivenza imposta dai potenti ( tanto loro se ne stanno ben protetti e lontani...).

Ci dispiace doverlo constatare  : qual'è la differenza  fra  la "riflessione" di un burocrate-politico  e quella di un Consacrato ( nel nostro caso di mons. Giancarlo Perego, direttore di Migrantes della CEI) ?
Aimè, nessuna !

I giovani cristiani accoltellati dagli islamici non sono caduti in mare perchè sono stati portati dagli Angeli al cospetto dell'Agnello che siede sul Trono, Colui che era, che è e che viene!
In mare sono invece caduti quei Consacrati appesantiti dalle parole  del mondo che cercano di giusficare l'ingiustificabile !

In mare è annegato anche un certo tipo di falso "ecumenismo" che il Papa domenica scorsa ha frantumato con la forza della sola Verità che viene da Dio.

E' nostro dovere di cristiani assicurare a don Giancarlo Perego, direttore di Migrantes della CEI, la nostra filiale e sincera preghiera.

"Il Lunedì dell’Angelo Papa Francesco è tornato a chiedere aiuto per quanti nel mondo sono «perseguitati, esiliati, uccisi, decapitati per il solo fatto di essere cristiani». 
«Loro sono i nostri martiri di oggi e sono tanti, possiamo dire che sono più numerosi che nei primi secoli» della Chiesa, ha detto nel Regina Coeli...
E poi l’invito alla comunità internazionale affinché «non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari». (Corriere della Sera )



Il Papa.Pietro risponde alle minacce del sommo sacerdote: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini”

Chi non sa dialogare non obbedisce a Dio e vuole far tacere quanti predicano la novità di Dio: è quanto ha affermato il Papa nella Messa del mattino celebrata nella Cappella di Casa Santa Marta.

Obbedire a Dio è il coraggio di cambiare strada
La liturgia del giorno ci parla dell’obbedienza. 
L’obbedienza – osserva il Papa – “tante volte ci porta per una strada che non è quella che io penso che deve essere, ce n’è un’altra”. Obbedire è “avere il coraggio di cambiare strada, quando il Signore ci chiede questo”. “Chi obbedisce ha la vita eterna”, mentre per “chi non obbedisce, l’ira di Dio rimane su di lui”. 
Così nella prima lettura tratta dagli Atti degli Apostoli, i sacerdoti e i capi ordinano ai discepoli di Gesù di non predicare più il Vangelo al popolo: si infuriano, sono “pieni di gelosia” perché alla loro presenza avvengono miracoli, il popolo li segue “e il numero dei credenti cresceva”.
Li mettono in carcere, ma di notte, l’Angelo di Dio li libera e tornano ad annunciare il Vangelo. 
Fermati e interrogati di nuovo, Pietro risponde alle minacce del sommo sacerdote: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini”. 
I sacerdoti non capivano: “Ma questi erano dottori, avevano studiato la storia del popolo, avevano studiato le profezie, avevano studiato la legge, conoscevano così tutta la teologia del popolo di Israele, la rivelazione di Dio, sapevano tutto, erano dottori, e sono stati incapaci di riconoscere la salvezza di Dio. Ma come mai questa durezza di cuore? Perché non è durezza di testa, non è una semplice testardaggine. E’ qui la durezza… E si può domandare: come è il percorso di questa testardaggine, ma totale, di testa e di cuore?”.

Chi non sa dialogare non obbedisce a Dio
“La storia di questa testardaggine, l’itinerario – sottolinea il Papa - è quello di chiudersi in se stessi, è quello di non dialogare, è la mancanza di dialogo”:

“Questi non sapevano dialogare, non sapevano dialogare con Dio, perché non sapevano pregare e sentire la voce del Signore, e non sapevano dialogare con gli altri. ‘Ma perché interpreti questo così?’. Soltanto interpretavano come era la legge per farla più precisa, ma erano chiusi ai segni di Dio nella storia, erano chiusi al suo popolo, al loro popolo. Erano chiusi, chiusi. E la mancanza di dialogo, questa chiusura del cuore, li ha portati a non obbedire a Dio. Questo è il dramma di questi dottori di Israele, di questi teologi del popolo di Dio: non sapevano ascoltare, non sapevano dialogare. Il dialogo si fa con Dio e con i fratelli”.

Chi non dialoga vuol far tacere quelli che predicano la novità di Dio
E il segno che rivela che una persona “non sa dialogare”, “non è aperta alla voce del Signore, ai segni che il Signore fa nel popolo” – afferma il Papa - è la “furia e la voglia di far tacere tutti quelli che predicano in questo caso la novità di Dio, cioè Gesù è risorto. 
Non hanno ragione, ma arrivano a questo. 
E’ un itinerario doloroso. Questi sono gli stessi che hanno pagato i custodi del sepolcro per dire che i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù. 
Fanno di tutto per non aprirsi alla voce di Dio”:

“E in questa Messa preghiamo per i maestri, per i dottori, per quelli che insegnano al popolo di Dio, perché non si chiudano, perché dialoghino e così si salvino dall’ira di Dio che, se non cambiano atteggiamento, rimarrà su di loro”.

mercoledì 15 aprile 2015

L’uomo cerca di prendere il posto di Dio ... la liturgia diventa un semplice gioco umano


La Chiesa non deve parlare il linguaggio del mondo: «Se si crea un magistero instabile, si crea un dubbio permanente»
 

Marco Tosatti Roma

Il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, il Cardinale Robert Sarah, ha concesso una lunga intervista alla rivista bimestrale francese “L’Homme Nouveau”, in cui tocca numerosi temi: la fede, la liturgia, e l’Africa cattolica, con le sue forze e le sue debolezze. 
Il Porporato della Guinea ha sottolineato che la Chiesa deve avere un ruolo materno e paterno, di educatrice, ricordando l’enciclica «Mater et Magistra».

Si ha l’impressione che oggi non ci siano più frontiere definite fra chi è fuori e dentro la Chiesa, ha detto l’intervistatore. Il Cardinale ha risposto: «Credo che permettere a un prete o a un vescovo di dire delle cose che scuotano o rovinino il deposito della fede, senza chiedergliene ragione, è un grave errore. Al minimo bisogna chiamarlo e chiedere di spiegare le ragioni delle sue affermazioni,  senza esitare nel chiedergli di riformularle in maniera conforme alla dottrina e all’insegnamento secolare della Chiesa». 
Permettere alle persone di dire o scrivere quello che vogliono sulla dottrina e la morale «attualmente disorienta i cristiani e crea una grande confusione su ciò che Cristo e la Chiesa hanno sempre insegnato».

La Chiesa deve assumere un ruolo paterno e materno: «Un servizio umile per il bene dell’umanità. 
Soffriamo oggi di una mancanza di paternità. 
Se un padre di famiglia non dice nulla ai suoi figli sulla loro condotta, non agisce come un vero padre. 
Tradisce la sua ragione e la sua missione paterna». 
E il primo dovere di un vescovo verso i sacerdoti è analogo. «Sfortunatamente oggi l’autorità sovente tace per timore di essere definita intollerante, e di essere decapitata. 
Come se mostrare la verità a qualcuno volesse dire essere intolleranti o integralisti, mentre si tratta di un atto d’amore».

Sarah parla dell’Africa, della necessità di una maggiore esperienza e preparazione da parte dei sacerdoti, («abbiamo molte vocazioni, ma non abbastanza formatori solidi ed esperienza») e di quello che il continente può dare al cristianesimo: «Oggi nel contesto di crisi profonda che vede la fede stessa rimessa in causa, e i valori rigettati, credo che l’Africa possa portare, nella sua povertà e nella sua miseria i suoi beni più preziosi: la sua fedeltà a Dio, al Vangelo, il suo attaccamento alla famiglia, a alla vita, in un momento storico in cui l’Occidente dà l’impressione di voler imporre valori contrari».

Il porporato ha poi toccato il tema della liturgia. 
«Constatiamo sempre di più che l’uomo cerca di prendere il posto di Dio, che la liturgia diventa un semplice gioco umano», ha lamentato Sarah. 
«Se le celebrazioni eucaristiche si trasformano in luoghi di applicazione delle nostre ideologie pastorali e di opzioni politiche partigiane che non hanno nulla a che vedere con il culto spirituale di celebrare secondo il modo voluto da Dio, il pericolo è immenso». 
C’è bisogno di più cura e fervore nella formazione liturgica dei futuri preti la cui «vita interiore e fecondità del ministero dipenderanno dalla qualità della relazione con Dio, nel faccia a faccia quotidiano della liturgia». 
Sulla riforma e le polemiche relative il Prefetto del Culto Divino ha detto: «Benedetto XVI è stato chiaro sul fatto che la Chiesa non si costruisce a colpi di rotture, ma nella continuità. Sacrosanctum Concilium, il testo conciliare sulla santa liturgia, non sopprime il passato. Per esempio, non ha mai chiesto la soppressione del latino o la soppressione della messa di san Pio V».

L’intervistatore ha poi chiesto quale deve essere l’atteggiamento della Chiesa davanti alle pressioni del mondo e della cultura relativistica. «Se la Chiesa comincia a parlare come il mondo e ad adottare il linguaggio del mondo, dovrà accettare di cambiare il suo modo di giudizio morale, e di conseguenza dovrà abbandonare la sua pretesa di guidare e rischiarare le coscienze… rinunciare alla sua missione di essere per i popoli una luce di verità». 
Allora, sottolinea il Cardinale, «penso che il magistero deve restare fermo come una roccia. Se si crea un dubbio, se il magistero si situa in rapporto al momento in cui viviamo, la Chiesa non ha più il diritto di insegnare…. 
Il Vangelo resta lo stesso. 
Non si muove. 
Naturalmente dobbiamo trovare un lavoro di formulazione per raggiungere meglio le persone, ma non possiamo, sotto il pretesto che non ci ascoltano più, adattare la formulazione dell’insegnamento di Cristo e della Chiesa alle circostanze, alla storia, o alla sensibilità di ciascuno. 
Se si crea un magistero instabile, si crea un dubbio permanente. 
C’è un lavoro immenso da compiere: rendere percettibile l’insegnamento della Chiesa mantenendo intatto il nocciolo della dottrina. 
Ecco perché è inammissibile separare la pastorale dalla dottrina: una pastorale senza dottrina è una pastorale costruita sulla sabbia». 

Fonte : Vatican Insider

martedì 14 aprile 2015

Il Papa: "la Chiesa abbia il coraggio di parlare con franchezza"

Il cammino della Chiesa è quello della “franchezza”, “dire le cose, con libertà”. E’ quanto affermato da Papa Francesco alla Messa mattutina ( lunedì 13 aprile 2015) a Casa Santa Marta.
Il Pontefice ha quindi ribadito che, come sperimentarono gli Apostoli dopo la Risurrezione di Gesù, solo lo Spirito Santo è capace di cambiare il nostro atteggiamento, la storia della nostra vita e darci coraggio.

“Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”.
Papa Francesco ha svolto la sua omelia, partendo da questa affermazione di Pietro e Giovanni, tratta dagli Atti degli Apostoli, nella Prima Lettura.

Parlare con franchezza, senza timore
Il Pontefice rammenta che Pietro e Giovanni, dopo aver compiuto un miracolo, erano stati messi in carcere e minacciati dai sacerdoti di non parlare più in nome di Gesù, ma loro vanno avanti e quando tornano dai fratelli li incoraggiano a proclamare la Parola di Dio “con franchezza”. E, chiedono al Signore di volgere “lo sguardo alle loro minacce” e concedere “ai suoi servi”, “non di fuggire”, “di proclamare con tutta franchezza” la Sua Parola:

“Anche oggi il messaggio della Chiesa è il messaggio del cammino della franchezza, del cammino del coraggio cristiano. Questi due, semplici – come dice la Bibbia – senza istruzione, hanno avuto il coraggio. Una parola che si può tradurre ‘coraggio’, ‘franchezza’, ‘libertà di parlare’, ‘non avere paura di dire le cose’ … E’ una parola che ha tanti significati, nell’originale. La parresìa, quella franchezza … E dal timore sono passati alla ‘franchezza’, a dire le cose con libertà”.

Francesco si è poi soffermato sul brano del Vangelo odierno che racconta il dialogo “un po’ misterioso fra Gesù e Nicodemo”, sulla “seconda nascita”, sull’“avere una nuova vita, diversa dalla prima”.

Annunciare Cristo, senza fare “pubblicità”
Il Papa sottolinea che anche in questa storia, “in questo itinerario della franchezza”, il “vero protagonista” è “proprio lo Spirito Santo”, “perché è Lui l’unico capace di darci questa grazia del coraggio di annunciare Gesù Cristo”:

“E questo coraggio dell’annuncio è quello che ci distingue dal semplice proselitismo. Noi non facciamo pubblicità, dice Gesù Cristo, per avere più ‘soci’ nella nostra ‘società spirituale’, no? Questo non serve. Non serve, non è cristiano. Quello che il cristiano fa è annunziare con coraggio e l’annuncio di Gesù Cristo provoca, mediante lo Spirito Santo, quello stupore che ci fa andare avanti”.

Il vero protagonista di tutto questo, ha ripreso, è lo Spirito Santo. Quando Gesù parla sul “nascere di nuovo”, ha detto, ci fa capire che è “lo Spirito che ci cambia, che viene da qualsiasi parte, come il vento: sentiamo la sua voce”. E, ha proseguito, “soltanto lo Spirito è capace di cambiarci l’atteggiamento”, di “cambiare la storia della nostra vita, cambiare la nostra appartenenza”.

Il coraggio, una grazia che viene dallo Spirito Santo
E’ lo Spirito, ha ripreso, “a dare questa forza a questi uomini semplici e senza istruzione” come Pietro e Giovanni, “questa forza di annunziare Gesù Cristo fino alla testimonianza finale: il martirio”:

“Il cammino del coraggio cristiano è una grazia che dà lo Spirito Santo. Ci sono tante strade che possiamo prendere, anche che ci danno un certo coraggio. ‘Ma guarda che coraggioso, la decisione che ha preso! E guarda questo, guarda come ha fatto bene questo piano, ha organizzato le cose, che bravo!’: questo aiuta, ma è strumento di un’altra cosa più grande: lo Spirito. Se non c’è lo Spirito, noi possiamo fare tante cose, tanto lavoro, ma non serve a niente”.

La Chiesa, ha soggiunto Francesco, dopo Pasqua “ci prepara a ricevere lo Spirito Santo”. Per questo, è stata la sua esortazione finale, adesso, “nella celebrazione del mistero della morte e della Risurrezione di Gesù, possiamo ricordare tutta la storia di Salvezza” e “chiedere la grazia di ricevere lo Spirito perché ci dia il vero coraggio per annunciare Gesù Cristo”.
(Da Radio Vaticana)