martedì 26 aprile 2016

Amoris laetitia: il Papa non cita neppure il Card. Müller Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede!

Dopo la pubblicazione dell'Esortazione post sinodale "Amoris laetitia" aumenta la confusione soprattutto sulla delicatissima questione dell'ammissione delle coppie irregolari alla Santa Comunione eucaristica.
Era tutto previsto : da poveri
ignoranti lo avevamo profetizzato con mesi di anticipo. 
Alla fine fra furbizie, frasi dette e non dette e giochetti vari ci rimetterà  solo la salute spirituale dei fedeli.
Il Papa, rispondendo recentemente ad una domanda, ha detto  : "Raccomando a tutti voi di leggere la presentazione che ha fatto il cardinale Cardinale "Schönborn, che è un grande teologo. 
Lui è membro della Congregazione per la Dottrina della Fede e conosce bene la dottrina della Chiesa".
Perchè il Papa non invita a rivolgersi direttamente al Prefetto della Congregazione della Congregazione per la Dottrina della Fede Cardinale Gerhard Ludwig Müller responsabile del Dicastero?
AC


Qualcuno ha il numero del cardinale Schonborn?
di Francesco Agnoli
Caro direttore,

è cambiato tutto, o non è cambiato nulla? 
Cosa dice Amoris laetitia? 
Che questa domanda, su cui decine di commentatori si sono confrontati con risposte diverse, sia possibile, è già di per sè un problema. 
Che poi il quid stia, all'interno di un lungo documento, in una nota a piè di pagina, la quale da sola cambierebbe una dottrina e una prassi millenaria, rende le cose molto "curiose". 
Che infine, la risposta di chi la nota l'ha firmata, sia sibillina, trasforma il tutto in rebus indecifrabile.


In passato, richiesto sulla posizione della Chiesa riguardo ai matrimoni gay, papa Francesco preferì rimandare al catechismo della Chiesa cattolica, testo molto chiaro, sebbene poco conosciuto dai giornalisti che lo interrogavano. 
Nella conferenza stampa sul volo di ritorno dall'isola di Lesbo, si è ripetuto qualcosa di simile. 
Così il giornalista: «Alcuni sostengono che niente sia cambiato rispetto alla disciplina che governa l’accesso ai Sacramenti per i divorziati e i risposati, e che la legge e la prassi pastorale e ovviamente la dottrina rimangono così; altri sostengono invece che molto sia cambiato e che ci sono tante nuove aperture e possibilità. La domanda è per una persona, un cattolico che vuole sapere: ci sono nuove possibilità concrete, che non esistevano prima della pubblicazione dell’Esortazione o no?».


Questa la risposta del Papa: «Io potrei dire “si”, e punto. 
Ma sarebbe una risposta troppo piccola. 
Raccomando a tutti voi di leggere la presentazione che ha fatto il cardinale Schönborn, che è un grande teologo. 
Lui è membro della Congregazione per la Dottrina della Fede e conosce bene la dottrina della Chiesa. In quella presentazione la sua domanda avrà la risposta. Grazie!».

Verrebbe da domandare, ingenuamente: ma il prefetto della Congregazione della Fede di alcuni anni orsono, il cardinal Ratzinger, non aveva già dato delle risposte chiare durante il pontificato di Giovanni Paolo II? 
E perché chiedere al cardinal Schönborn, membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, e non invece al cardinal Muller, attuale prefetto di quella stessa Congregazione? 
Forse perché avremmo due risposte differenti? 
Ma soprattutto: possibile che dopo un documento così lungo, dopo ben due sinodi, permanga questa confusione dottrinale?

 
È un anno e mezzo che si discute, nella Chiesa, di ciò che non è mai stato considerato discutibile: l'approdo può essere l'incertezza, la divisione tra cardinali, vescovi e preti che danno interpretazioni diverse?

 
A forza di fughe in avanti, retromarce, sinodi ordinari e straordinari, interviste aeree e terrestri, distinzioni sottilissime tra dottrina e pastorale... siamo ancora a non aver capito se è possibile o meno rompere la comunione con coniuge e figli, vivere nel contempo una nuova relazione, e ciononostante rimanenere in comunione con Cristo.

Proviamo a ricostruire brevemente alcuni fatti:

1) il Sinodo del 2014 viene anticipato da una relazione del cardinale Walter Kasper, al Concistoro del febbraio 2014, nella quale si introduce, riguardo alla dottrina insegnata dai papi precedenti, una evidente novità: la formulazione di vari casi in cui l'indissolubilità del matrimonio perderebbe, diciamo così, un po' di smalto. 
Indissolubilità solubile, diciamo. 
Ma qual'è la posizione del papa? Sembra, da alcune dichiarazioni, che egli sia in accordo con Kasper, per anni avversario di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, elogiato in più occasioni, sin dalla sua elezione, da papa Francesco. Ma da altre dichiarazioni sembrerebbe il contrario, dal momento che il Papa prende le distanze dalla casistica, sostenendo appunto che non si può farne una questione di singoli casi (Gesù «non era un fariseo casistico moralista», predica a santa Marta del 26 giugno 2014; «A me non è piaciuto che tante persone, anche di chiesa, preti, hanno detto 'Ah il sinodo per dare la comunione ai divorziati', e sono andati proprio lì, a quel punto. Io ho sentito come se tutto si riducesse a una casistica... E io non vorrei che si cadesse in questa casistica...», conferenza stampa in volo dalla Terra Santa a Roma, 26 maggio 2014).

2) In effetti, nel Vangelo, quando Cristo parla del matrimonio indissolubile, lo fa con poche, chiarissime ed inequivocabili parole. 
La fedeltà e l'amore cristiano hano proprio questa caratteristica: non patiscono eccezioni. 
Che poi ci siano casi singoli, storie individuali, questo è ovvio, ma si è sempre pensato che a leggere nel profondo dei cuori possa essere solo Dio (a cui la Chiesa non potrà mai strappare la parola definitiva, e che certamente rovescerà tanti giudizi umani)

3) Esce una Relatio intermedia, a cura di mons. Bruno Forte, a metà del Sinodo del 2014: in essa vi sono aperture alla comunione ai divorziati che vivono stabilmente una relazione adulterina, aperture sul matrimonio gay... 
Si viene a sapere, grazie alle domande di alcuni giornalisti e alle dichiarazioni di alcuni cardinali - Napier ed Erdo su tutti - che la Relatio è un falso. (Sottolineatura nostra N.d.R.)
L'hanno scritta mons. Bruno Forte e padre Antonio Spadaro, senza per nulla rispecchiare il parere e le idee dei padri sinodali.
Non un buon inizio per una consultazione che dovrebbe essere franca, aperta, libera. 
Ciò che è accaduto rivela un fatto: coloro che hanno avuto il compito di gestire il Sinodo hanno una posizione ben chiara.
Portano avanti il loro pensiero, costi quello che costi, non quello dei padri. Senza...

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