mercoledì 30 dicembre 2015

Tolentino, 1 gennaio 2016 :Inaugurazione 160°anniversario Istituzione Festa del Sacro Cuore

Tolentino, Venerdì 1 gennaio 2016 ore 16,00 
Inaugurazione del 160° istituzione Festa del Sacro Cuore: scoprimento e benedizione dell’immagine devozionale del 160°sul portone della chiesa
Ore 16,00 Santa Messa Cantata
Esposizione del Santissimo Sacramento
Canto del Veni Creator Spiritus
Benedizione Eucaristica

lunedì 28 dicembre 2015

Non abbiamo più parole per qualificare la crisi nella Chiesa. Presepe ecumenico

Santo Natale 2015, Presepe ecumenico in una chiesa del territorio della Parrocchia di Santo Stefano, di Piazza Armerina
"Non abbiamo più parole per qualificare la crisi nella Chiesa
Forse è giunto il momento del silenzio.
Di parole ne sono state dette e scritte tante, tranne quelle, poche, necessarie per esprimere ufficialmente e pubblicamente la non disponibilità a far parte di una Chiesa non più cattolica e la propria presa di distanza da essa.
Diciamole allora una buona volta ricordandoci dell'esortazione di Gesù: Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.

giovedì 24 dicembre 2015

Tolentino (MC) Natale 2015 : orari celebrazioni

Tolentino (MC) Chiesa del Sacro Cuore, Centro Storico 
( via Corridoni )
Santo Natale ore 18,15
Gregorianista : Lodovico Valentini
Trio strumentale : Lucia Andreani, Flauto
Luca Mengoni, Violino
Luca Verdicchio, Organo
Alla fine della Messa : bacio del Bambinello

***
Tolentino (MC) Chiesa del Sacro Cuore, Centro Storico 
( via Corridoni )
Chiara Gatti, Soprano
Cantori di Grottazzolina ( Fermo )

***


Tolentino (MC) Chiesa del Sacro Cuore, Centro Storico 
( via Corridoni )

Epifania di Nostro Signore Mercoledì 6 gennaio 2016
ore 18,30 Santa Messa Cantata
Bacio del Bambinello
celebra il Rev.do Parroco don Andrea Leonesi

Auguri !!!

martedì 22 dicembre 2015

Il Papa alla Curia Romana : "Due virtù indissolubili dell’esistenza cristiana: fare la verità nella carità e vivere la carità nella verità”

PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI DELLA CURIA ROMANA
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Sala Clementina
Lunedì, 21 dicembre 2015

 
Cari fratelli e sorelle,
vi chiedo scusa di non parlare in piedi, ma da alcuni giorni sono sotto l’influsso dell’influenza e non mi sento molto forte. Con il vostro permesso, vi parlo seduto.
Sono lieto di rivolgervi gli auguri più cordiali di un santo Natale e felice Anno Nuovo, che si estendono anche a tutti i collaboratori, ai Rappresentanti Pontifici, e particolarmente a coloro che, durante l’anno scorso, hanno terminato il loro servizio per raggiunti limiti di età. Ricordiamo anche le persone che sono state chiamate davanti a Dio. A tutti voi e ai vostri familiari vanno il mio pensiero e la mia gratitudine.
Nel mio primo incontro con voi, nel 2013, ho voluto sottolineare due aspetti importanti e inseparabili del lavoro curiale: la professionalità e il servizio, indicando come modello da imitare la figura di san Giuseppe. Invece l’anno scorso, per prepararci al sacramento della Riconciliazione, abbiamo affrontato alcune tentazioni e “malattie” – il “catalogo delle malattie curiali”; oggi invece dovrei parlare degli “antibiotici curiali” – che potrebbero colpire ogni cristiano, ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia e movimento ecclesiale. 
Malattie che richiedono prevenzione, vigilanza, cura e, purtroppo, in alcuni casi, interventi dolorosi e prolungati.
Alcune di tali malattie si sono manifestate nel corso di questo anno, causando non poco dolore a tutto il corpo e ferendo tante anime, anche con lo scandalo.
Sembra doveroso affermare che ciò è stato – e lo sarà sempre – oggetto di sincera riflessione e decisivi provvedimenti. La riforma andrà avanti con determinazione, lucidità e risolutezza, perché Ecclesia semper reformanda.
Tuttavia, le malattie e perfino gli scandali non potranno nascondere l’efficienza dei servizi, che la Curia Romana con fatica, con responsabilità, con impegno e dedizione rende al Papa e a tutta la Chiesa, e questa è una vera consolazione. 
Insegnava sant’Ignazio che «è proprio dello spirito cattivo rimordere, rattristare, porre difficoltà e turbare con false ragioni, per impedire di andare avanti; invece è proprio dello spirito buono dare coraggio ed energie, dare consolazioni e lacrime, ispirazioni e serenità, diminuendo e rimuovendo ogni difficoltà, per andare avanti nella via del bene» [1].
Sarebbe grande ingiustizia non esprimere una sentita gratitudine e un doveroso incoraggiamento a tutte le persone sane e oneste che lavorano con dedizione, devozione, fedeltà e professionalità, offrendo alla Chiesa e al Successore di Pietro il conforto delle loro solidarietà e obbedienza, nonché delle loro generose preghiere.
Per di più, le resistenze, le fatiche e le cadute delle persone e dei ministri rappresentano anche delle lezioni e delle occasioni di crescita, e mai di scoraggiamento. 
Sono opportunità per tornare all’essenziale, che ‎significa fare i conti con la consapevolezza che abbiamo di noi stessi, di Dio, del prossimo, del sensus Ecclesiae e del sensus fidei.
Di questo tornare all’essenziale vorrei parlarvi oggi, mentre siamo all’inizio del pellegrinaggio dell’Anno Santo della Misericordia, aperto dalla Chiesa pochi giorni fa, e che rappresenta per essa e per tutti noi un forte richiamo alla gratitudine, alla conversione, al rinnovamento, alla penitenza e alla riconciliazione.
In realtà, il Natale è la festa dell’infinita Misericordia di Dio. Dice sant’Agostino d’Ippona: «Poteva esserci misericordia verso di noi infelici maggiore di quella che indusse il Creatore del cielo a scendere dal cielo e il Creatore della terra a rivestirsi di un corpo mortale? 
Quella stessa misericordia indusse il Signore del mondo a rivestirsi della natura di servo, di modo che pur essendo pane avesse fame, pur essendo la sazietà piena avesse sete, pur essendo la potenza divenisse debole, pur essendo la salvezza venisse ferito, pur essendo vita potesse morire. 
E tutto questo per saziare la nostra fame, alleviare la nostra arsura, rafforzare la nostra debolezza, cancellare la nostra iniquità, accendere la nostra carità» [2].
Quindi, nel contesto di questo Anno della Misericordia e della preparazione al Santo Natale, ormai alle porte, vorrei presentarvi un sussidio pratico per poter vivere fruttuosamente questo tempo di grazia.
Si tratta di un non esaustivo “catalogo delle virtù necessarie” per chi presta servizio in Curia e per tutti coloro che vogliono rendere feconda la loro consacrazione o il loro servizio alla Chiesa.
Invito i Capi dei Dicasteri e i Superiori ad approfondirlo, ad arricchirlo e a completarlo. È un elenco che parte proprio da un’analisi acrostica della parola “misericordia” – padre Ricci, in Cina, faceva questo – affinché sia essa la nostra guida e il nostro faro.
1. Missionarietà e pastoralità
La missionarietà è ciò che rende, e mostra, la curia fertile e feconda; è la prova dell’efficacia, dell’efficienza e dell’autenticità del nostro operare. La fede è un dono, ma la misura della nostra fede si prova anche da quanto siamo capaci di comunicarla [3]. Ogni battezzato è missionario della Buona Novella innanzitutto con la sua vita, con il suo lavoro e con la sua gioiosa e convinta testimonianza. La pastoralità sana è una virtù indispensabile specialmente per ogni sacerdote. È l’impegno quotidiano di seguire il Buon Pastore, che si prende cura delle sue pecorelle e dà la sua vita per salvare la vita degli altri. È la misura della nostra attività curiale e sacerdotale. Senza queste due ali non potremo mai volare e nemmeno raggiungere la beatitudine del “servo fedele” (cfr Mt 25,14-30).
2. Idoneità e sagacia
L’idoneità richiede lo sforzo personale di acquistare i requisiti necessari e richiesti per esercitare al meglio i propri compiti e attività, con l’intelletto e l’intuizione. Essa è contro le raccomandazioni e le tangenti. La sagacia è la prontezza di mente per comprendere e affrontare le situazioni con saggezza e creatività. Idoneità e sagacia rappresentano anche la risposta umana alla grazia divina, quando ognuno di noi segue quel famoso detto: “fare tutto come se Dio non esistesse e, in seguito, lasciare tutto a Dio come se io non esistessi”. 
È il comportamento del discepolo che si rivolge al Signore tutti i giorni con queste parole della bellissima Preghiera Universale attribuita a Papa Clemente XI: «Guidami con la tua sapienza, reggimi con la tua giustizia, incoraggiami con la tua bontà, proteggimi con la tua potenza. Ti offro, o Signore: i pensieri, perché siano diretti a te; le parole, perché siano di te; le azioni, perché siano secondo te; le tribolazioni, perché siano per te» [4].
3. Spiritualità e umanità
La spiritualità è la colonna portante di qualsiasi servizio nella Chiesa e nella vita cristiana. Essa è ciò che alimenta tutto il nostro operato, lo sorregge e lo protegge dalla fragilità umana e dalle tentazioni quotidiane. L’umanità è ciò che incarna la veridicità della nostra fede. Chi rinuncia alla propria umanità rinuncia a tutto. L’umanità è ciò che ci rende diversi dalle macchine e dai robot che non sentono e non si commuovono. Quando ci risulta difficile piangere seriamente o ridere appassionatamente - sono due segni - allora è iniziato il nostro declino e il nostro processo di trasformazione da “uomini” a qualcos’altro. L’umanità è il saper mostrare tenerezza e familiarità e cortesia con tutti (cfr Fil 4,5). Spiritualità e umanità, pur essendo qualità innate, tuttavia sono potenzialità da realizzare interamente, da raggiungere continuamente e da dimostrare quotidianamente.
4. Esemplarità e fedeltà
Il beato Paolo VI ricordò alla Curia - nel '63 - «la sua vocazione all’esemplarità» [5]
Esemplarità per evitare gli scandali che feriscono le anime e minacciano la credibilità della nostra testimonianza. 
Fedeltà alla nostra consacrazione, alla nostra vocazione, ricordando sempre le parole di Cristo: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti» (Lc 16,10) e «Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. 
Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all'uomo a causa del quale viene lo scandalo!» (Mt 18,6-7).
5. Razionalità e amabilità
La razionalità serve per evitare gli eccessi emotivi e l’amabilità per evitare gli eccessi della burocrazia e delle programmazioni e pianificazioni. 
Sono doti necessarie per l’equilibrio della personalità: «Il nemico - e cito sant'Ignazio un'altra volta, scusatemi - osserva bene se un’anima è grossolana oppure delicata; se è delicata, fa in modo di renderla delicata fino all’eccesso, per poi maggiormente angosciarla e confonderla» [6]
Ogni eccesso è indice di qualche squilibrio, sia l'eccesso nella razionalità, sia nell'amabilità.
6. Innocuità e determinazione
L’innocuità che rende cauti nel giudizio, capaci di astenerci da azioni impulsive e affrettate. È la capacità di far emergere il meglio da noi stessi, dagli altri e dalle situazioni agendo con attenzione e comprensione. È il fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te (cfr Mt 7,12 e Lc 6,31). 
La determinazione è l’agire con volontà risoluta, con visione chiara e con obbedienza a Dio, e solo per la legge suprema della salus animarum (cfr CIC, can. 1725).
7. Carità e verità
Due virtù indissolubili dell’esistenza cristiana: “fare la verità nella carità e vivere la carità nella verità” (cfr Ef 4,15) [7]
Al punto che la carità senza verità diventa ideologia del buonismo distruttivo e la verità senza carità diventa “giudiziarismo” cieco.
8. Onestà e maturità
L’onestà è la rettitudine, la coerenza e l’agire con sincerità assoluta con noi stessi e con Dio. Chi è onesto non agisce rettamente soltanto sotto lo sguardo del sorvegliante o del superiore; l’onesto non teme di essere sorpreso, perché non inganna mai colui che si fida di lui. L’onesto non spadroneggia mai sulle persone o sulle cose che gli sono state affidate da amministrare, come il «servo malvagio» (Mt 24,48). 
L’onestà è la base su cui poggiano tutte le altre qualità. 
Maturità è la ricerca di raggiungere l’armonia tra le nostre capacità fisiche, psichiche e spirituali. 
Essa è la meta e l’esito di un processo di sviluppo che non finisce mai e che non dipende dall’età che abbiamo.
9. Rispettosità e umiltà
La rispettosità è la dote delle anime nobili e delicate; delle persone che cercano sempre di dimostrare rispetto autentico agli altri, al proprio ruolo, ai superiori e ai subordinati, alle pratiche, alle carte, al segreto e alla riservatezza; le persone che sanno ascoltare attentamente e parlare educatamente. 
L’umiltà invece è la virtù dei santi e delle persone piene di Dio, che più crescono nell’importanza più cresce in loro la consapevolezza di essere nulla e di non poter fare nulla senza la grazia di Dio (cfr Gv 15,8).
10. Doviziosità” - io ho il vizio dei neologismi - e attenzione
Più abbiamo fiducia in Dio e nella sua provvidenza più siamo doviziosi di anima e più siamo aperti nel dare, sapendo che più si dà più si riceve. 
In realtà, è inutile aprire tutte le Porte Sante di tutte le basiliche del mondo se la porta del nostro cuore è chiusa all’amore, se le nostre mani sono chiuse al donare, se le nostre case sono chiuse all’ospitare e se le nostre chiese sono chiuse all’accogliere. L’attenzione è il curare i dettagli e l’offrire il meglio di noi e il non abbassare mai la guardia sui nostri vizi e mancanze. San Vincenzo de’ Paoli pregava così: “Signore, aiutami ad accorgermi subito: di quelli che mi stanno accanto, di quelli che sono preoccupati e disorientati, di quelli che soffrono senza mostrarlo, di quelli che si sentono isolati senza volerlo”.
11. Impavidità e prontezza
Essere impavido significa non lasciarsi impaurire di fronte alle difficoltà, come Daniele nella fossa dei leoni, come Davide di fronte a Golia; significa agire con audacia e determinazione e senza tiepidezza «come un buon soldato» (2 Tm 2,3-4); significa saper fare il primo passo senza indugiare, come Abramo e come Maria. Invece la prontezza è il saper agire con libertà e agilità senza attaccarsi alle cose materiali che passano. 
Dice il salmo: «Alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore» (Sal 61,11). 
Essere pronto vuol dire essere sempre in cammino, senza mai farsi appesantire accumulando cose inutili e chiudendosi nei propri progetti, e senza farsi dominare dall’ambizione.
12. E finalmente affidabilità e sobrietà
Affidabile è colui che sa mantenere gli impegni con serietà e attendibilità quando è osservato ma soprattutto quando si trova solo; è colui che irradia intorno a sé un senso di tranquillità perché non tradisce mai la fiducia che gli è stata accordata. La sobrietà – ultima virtù di questo elenco non per importanza – è la capacità di rinunciare al superfluo e di resistere alla logica consumistica dominante. 
La sobrietà è prudenza, semplicità, essenzialità, equilibrio e temperanza. 
La sobrietà è guardare il mondo con gli occhi di Dio e con lo sguardo dei poveri e dalla parte dei poveri. 
La sobrietà è uno stile di vita [8] che indica il primato dell’altro come principio gerarchico ed esprime l’esistenza come premura e servizio verso gli altri. 
Chi è sobrio è una persona coerente ed essenziale in tutto, perché sa ridurre, recuperare, riciclare, riparare e vivere con il senso della misura.
Cari fratelli, la misericordia non è un sentimento passeggero, ma è la sintesi della Buona Notizia, è la scelta di chi vuole avere i sentimenti del Cuore di Gesù [9], di chi vuol seguire seriamente il Signore che ci chiede: «Siate misericordiosi come il Padre vostro» (Lc 6,36; cfr Mt 5,48). 
Afferma padre Ermes Ronchi: «Misericordia: scandalo per la giustizia, follia per l’intelligenza, consolazione per noi debitori. 
Il debito di esistere, il debito di essere amati si paga solo con la misericordia».
Dunque, sia la misericordia a guidare i nostri passi, a ispirare le nostre riforme, a illuminare le nostre decisioni. 
Sia essa la colonna portante del nostro operare.  
Sia essa a insegnarci quando dobbiamo andare avanti e quando dobbiamo compiere un passo indietro. 
Sia essa a farci leggere la piccolezza delle nostre azioni nel grande progetto di salvezza di Dio e nella maestosità e misteriosità della sua opera.
Per aiutarci a capire questo, lasciamoci incantare dalla preghiera stupenda che viene comunemente attribuita al Beato Oscar Arnulfo Romero, ma che fu pronunciata per la prima volta dal Cardinale John Dearden:
Ogni tanto ci aiuta il fare un passo indietro e vedere da lontano.
Il Regno non è solo oltre i nostri sforzi, è anche oltre le nostre visioni.
Nella nostra vita riusciamo a compiere solo una piccola parte
di quella meravigliosa impresa che è l’opera di Dio.
Niente di ciò che noi facciamo è completo.
Che è come dire che il Regno sta più in là di noi stessi.
Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire.
Nessuna preghiera esprime completamente la fede.
Nessun credo porta la perfezione.
Nessuna visita pastorale porta con sé tutte le soluzioni.
Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa.
Nessuna meta né obbiettivo raggiunge la completezza.
Di questo si tratta:
noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto,
però dà un senso di liberazione l’iniziarlo.
Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene.
Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino.
Una opportunità perché la grazia di Dio entri
e faccia il resto.
Può darsi che mai vedremo il suo compimento,
ma questa è la differenza tra il capomastro e il manovale.
Siamo manovali, non capomastri,
servitori, non messia.
Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene.
E con questi pensieri, con questi sentimenti, vi auguro un buon e santo Natale, e vi chiedo di pregare per me. 
Grazie.


[1] Esercizi Spirituali, 315.
[2] Serm. 207, 1: PL 38, 1042.
[3] «La missionarietà non è solo una questione di territori geografici, ma di popoli, di culture e di singole persone, proprio perché i “confini" della fede non attraversano solo luoghi e tradizioni umane, ma il cuore di ciascun uomo e di ciascuna donna, Il Concilio Vaticano II ha sottolineato in modo speciale come il compito missionario, il compito di allargare i confini della fede, sia proprio di ogni battezzato e di tutte le comunità cristiane» (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2013, 2).
[4] Missale Romanum, ed. 2002.
[5] Discorso alla Curia Romana, 21 settembre 1963: AAS 55 (1963), 793-800.
[6]‎ Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali 349.
[7]‎ «La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s’è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, ‎con la sua morte e risurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e ‎dell’umanità intera […] È una forza che ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta» (Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 29 giugno 2009, ‎‎1: AAS 101 [2009], 641). Perciò occorre «coniugare la carità con la verità non solo nella direzione, segnata da san Paolo, della ‎‎“veritas in caritate” (Ef 4,15), ma anche in quella, inversa e complementare, della “caritas in ‎veritate”. La verità va cercata, trovata ed espressa nell’“economia” della carità, ma la carità a sua ‎volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità» (ibid., 2).‎
[8] Uno stile di vita improntato alla sobrietà restituisce all’uomo «quell’atteggiamento disinteressato, gratuito, estetico che nasce dallo stupore per l’essere e per la bellezza, il quale fa leggere nelle cose visibili il messaggio del Dio invisibile che le ha create» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 37); cfr AA.VV., Nuovi stili di vita nel tempo della globalizzazione, Fondaz. Apostolicam actuositatem, Roma 2002.
[9] Giovanni Paolo II, Angelus del 9 luglio 1989: «L’espressione “Cuore di Gesù” richiama subito alla mente l’umanità di Cristo, e ne sottolinea la ricchezza dei sentimenti, la compassione verso gli infermi; la predilezione per i poveri; la misericordia verso i peccatori; la tenerezza verso i bambini; la fortezza nella denuncia dell’ipocrisia, dell’orgoglio, della violenza; la mansuetudine di fronte agli oppositori; lo zelo per la gloria del Padre e il giubilo per i suoi disegni di grazia, misteriosi e provvidenti… richiama poi la tristezza di Cristo per il tradimento di Giuda, lo sconforto per la solitudine, l’angoscia dinanzi alla morte, l’abbandono filiale e obbediente nelle mani del Padre. E dice soprattutto l’amore che sgorga inarrestabile dal suo intimo: amore infinito verso il Padre e amore senza limiti verso l’uomo».



domenica 20 dicembre 2015

Apertura Porta Santa Diocesi d'Italia Giubileo Misericordia (link collegamento)

FOTO APERTURA PORTE SANTE PER IL GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
NELLE DIOCESI ITALIANE
ALBUM SU MESSAINLATINO

Giubileo diocesano : protagonista il popolo! Deus vult !

Dal sito dei Vescovi di Sicilia  : "Come è stabilito nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia voluto da papa Francesco, dopo l’apertura del Giubileo l’8 dicembre nella Basilica vaticana – anticipata in terra d’Africa, a Bangui, capitale del Centrafrica -, domani 13 dicembre si aprirà la Porta Santa nelle altre Basiliche romane e, in tutte le diocesi del mondo, nelle Cattedrali, oppure nella Concattedrale o in una chiesa di speciale significato.
L’intento è di offrire a tutti la possibilità di vivere l’esperienza giubilare, dal centro sino alle periferie più lontane, come è nello spirito del pontificato bergogliano.
Non si tratta di moltiplicare le Porte Sante, chiarisce la Bolla: quella che si apre, nelle basiliche romane o nelle cattedrali sparse in tutti i cinque continenti è «una uguale Porta della Misericordia» (Misericordiae Vultus, 3).

NON È UN RITO MAGICO – Il rito, semplice e insieme suggestivo, non ha nulla di magico: non è una sanatoria automatica dei peccati che si ottiene passando attraverso la porta: sarebbe questa un’interpretazione banalizzante e fuorviante.
La portata del gesto, va letta invece nella sua dimensione penitenziale simbolica, antropologica e insieme teologica.
La porta aperta dice accoglienza, quella chiusa rifiuto.
La porta indica un “passaggio”: si entra lasciando un luogo esterno e andando verso l’interno.
Si entra in uno spazio protetto, amico, intimo, che sa di famiglia e casa paterna.
Antropologicamente la porta ti apre a un cammino verso l’interiorità, a una revisione di vita, possibile solo se cambi posizione.
In questo simbolismo antropologico si inserisce quello teologico, che lo carica di ulteriori suggestioni.
La valenza della Porta Santa è prettamente spirituale, non funzionale: non è una via di accesso o uscita dalla Chiesa: dalla Porta Santa si entra solamente, proprio a sottolinearne il profondo significato teologico.
La porta è infatti Cristo: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9).
E il suo attraversamento richiama un movimento pasquale: dalla morte alla vita.
Un tempo le chiese erano orientate in modo che chi entrava passasse da ovest verso est, dal tramonto all’alba, dalla notte al giorno, dalle tenebre alla luce, con chiaro riferimento a Cristo, sol oriens ex alto, sole che sorge dall’alto, come recita il Benedictus. Chi entra accetta orientare la propria vita a Cristo".

Il "digitus dexterae" di Dio ha prodotto il "miracolo" : affluenza "record" di popolo all'apertura  del Giubileo straordinario della misericordia nelle tante Diocesi italiane.
Non ha prevalso tuttavia la linea delle stranezze teologiche e liturgiche : assieme ai paramenti rosacei recuperati dai cassetti, con la naftalina di decenni fa, è stata ripresa anche la sana dottrina cattolicissima delle Indulgenze e del modo con il quale vengono acquistate.
Contro il popolo, desideroso di sacro e di una dimensione verticale della Chiesa, poco potranno fare gli innovatori teologici e liturgici.
Deus vult !
Immagine : La Primaziale di Pisa affollata per la Messa d'inizio Giubileo

giovedì 17 dicembre 2015

Compleanno di Papa Francesco : auguri !

Nel fausto genetliaco del  Papa.
Eleviamo a Dio le nostre preghiere perchè Egli possa imitare in santità , coraggiosa professione di fede e rinuncia costante alle lusinghe del mondo il Principe degli Apostoli di cui è 266° Successore sul trono petrino.
Possa il Papa confermarci nella fede per poter volgere il nostro sguardo alla visione salvifica della Croce secondo la Tradizione della Chiesa :
ad coelestia desideria erigas mentes nostras.
Andrea Carradori

lunedì 14 dicembre 2015

Apertura Porta Santa. Macerata: il trionfo della Fede e della devozione!

Anche oggi debbo mettere più volte in ricarica il telefonino perchè, dopo aver pubblicato alcune foto dell'apertura  del Giubileo straordinario della Misericordia nella città episcopale di Macerata,  sono subissato di chiamate per lo più di Sacerdoti dell'Urbe che desiderano complimentarsi con i responsabili della pastorale liturgica della Diocesi.
Recherò ben volentieri su un vassoio d'argento le espresse felicitazioni ai liturgisti diocesani.
E' difficile tradurre in parole le emozioni che tutti abbiamo provato ieri durante la Via Crucis che si è snodata da Corso Cavour alla Piazza della Cattedrale.
Migliaia di fedeli, secondo un quotidiano ben 5000, provenienti ovviamente anche da tutto il territorio Diocesano  che vanta dei record di santità : dalla miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazaret alle tante le strade percorse nei secoli da Santi e Sante.
Anche la fioritura degli "insorgenti marchigiani" dei poveri cafoni che a mani nude hanno difeso le chiese dalla furia distruttrice e sacrilega dei "rivoluzionari" francesi è vanto della terra marchigiana.
Impeccabile l'organizzazione coordinata dalle forze dell'ordine.
Accuratamente devota è stata la liturgia.
Quanto sarà costata, in euro, l'organizzazione liturgica della Via Crucis e del Pontificale dopo l'apertura della Porta Santa?
Costo : zero ( in soldi). 
Il conto della bellezza ( paramenti, paleotto, accessori liturgici) è stato pagato dai nostri Maggiori nei secoli di storia della Diocesi.
Tutto il resto è stato fatto dai volontari.
Una bellissima lezione di fede e di devozione, tenendo i piedi ben piantati a terra, è venuta direttamente dalla Diocesi di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia.
Gli organizzatori liturgici ci hanno permesso di cantare sia durante la Via Crucis che durante il Pontificale i canti belli della tradizione popolare!
Un esempio per tutti gli operatori della musica !
Preghiere semplici ma toccanti compresa quella composta dal Vescovo Mons. Nazzareno Marconi che alleghiamo.
Lasciamo che l'emozione delle foto prevalga sulle insufficienti parole.
A sola gloria di Dio
Mater Misericordiae, ora pro nobis.
Andrea Carradori ( fiero della sua Diocesi)




(Foto 3 : durante la Via Crucis il Vescovo ha portato in processione la Reliquia della Santa Croce).

Foto : Andrea Del Brutto ( Macerata)
           Picchio news (Macerata)
 Grazie !!!

domenica 13 dicembre 2015

"L'altra" Macerata:semplici fedeli oggi alla grande Via Crucis! Unico caso in Italia!

E' l'altra Macerata che parteciperà devotamente oggi alla Via Crucis prima dell'apertura della Porta Santa.
E' l'altra Macerata, quella fedele alla tradizionale preghiera dei nostri padri, che insegnerà al resto dell'Italia che prima di un grande evento religioso si deve percorrere la "via della Croce" :  elemento di purificazione.
E' l'altra Macerata, quella dei peccatori bisognosi della misericordia divina ad impadronirsi oggi del Centro Storico.
E' l'altra Macerata, quella degli esclusi perchè non fanno parte delle consorterie che tanto vanno di moda da decenni, che oggi pregherà per TUTTI i cittadini compresi quelli che non saranno presenti.
E' l'altra Macerata, quella che dall'unità d'Italia ha dovuto subire i bombardamenti illuministi prima; marxisti poi; illuministi-marxisti ora, a ritrovarsi sotto il manto della Madonna della Misericordia  per professare "UNA VOCE" l'unica fede, la stessa fede dei nostri padri !
Entrando per la "Porta Santa" della Basilica della Misericordia dimentica e sana con la forza della fede o "altra Macerata" gli scandali che offuscano la tua bella immagine e immergiti nella rigenerante preghiera da rivolgere soprattutto alle nuove generazioni.
Mater Misericordiae, ora pro nobis. 

"Sono attese 2mila persone per l’apertura della Porta Santa della Basilica della Mater Misericordiae a Macerata. Sarà il vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, monsignor Nazzareno Marconi, a varcarla per primo domani, domenica 13 dicembre, alle 18 al termine della Via Crucis che partirà alle 16.30 dalla chiesa dell’Immacolata. 
“Sarà una liturgia solenne – spiega mons. Marconi – alla quale sono invitati i fedeli di tutta la nostra diocesi”.
“Una volta oltrepassata la porta – si legge in una nota della diocesi – ci si recherà nella cattedrale di San Giuliano per la Messa. Sarà possibile seguirla all’esterno, con maxi schermo e amplificazione predisposta, mentre dalle 16 “si potrà seguire l’evento anche direttamente in Piazza della Libertà e nella chiesa di San Paolo dove ci si potrà anche avvicinare per partecipare alla comunione eucaristica al termine della Messa”. “Questa mattina – afferma mons. Marconi – il Papa ha inviato a me, come a tutti i vescovi, il permesso straordinario per impartire a tutti i partecipanti alla liturgia la solenne Benedizione Papale, estesa anche ai malati e anziani, che seguiranno la celebrazione attraverso la radio, la televisione ed internet”. Comune, Questura e Prefettura, con confraternite e parrocchie sono al lavoro da tempo per l’organizzazione della celebrazione di domani. 
Attesi anche quattro pullman di fedeli che arriveranno da Urbisaglia, Recanati e Cingoli".

Fonte : SIR

sabato 12 dicembre 2015

Giubileo della Misericordia : calendario romano con Papa Francesco (dicembre-febbraio)

DICEMBRE 2015:
Mercoledì 9 dicembre – Udienza del Mercoledì con Papa Francesco
Sabato 12 dicembre – Celebrazione Eucaristica per l’America Latina
Domenica 13 dicembre – Apertura Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano e nelle Cattedrali del Mondo con Papa Francesco
Domenica 13 dicembre – Apertura della Porta Santa della Basilica di San Paolo Fuori Le Mura con Papa Francesco
Mercoledì 16 dicembre – Udienza del Mercoledì con Papa Francesco
Domenica 20 dicembre – Giubileo dei Bambini degli oratori romani
Giovedì 24 dicembre – Messa di Natale di Mezzanotte con Papa Francesco
Venerdì 25 dicembre – Benedizione Urbi et Orbi con Papa Francesco
Domenica 27 dicembre – Giubileo della Famiglia con Papa Francesco
Mercoledì 30 dicembre – Udienza del Mercoledì con Papa Francesco
Giovedì 31 dicembre, Vespri e Te Deum, con Papa Francesco

Ogni domenica è poi in programma l’Angelus (a mezzogiorno) con Papa Francesco

GENNAIO 2016
Venerdì 1 gennaio – Giornata della Pace e apertuta Porta Santa Santa Maria Maggiore con Papa Francesco
Mercoledì 6 gennaio – Santa Messa per l’Epifania con Papa Francesco
Mercoledì 13 gennaio – Udienza del Mercoledì con Papa Francesco
Venerdì 15 gennaio – Catechesi Giubilare
Martedì 19 gennaio – giovedì 21 Giubileo degli Operatori dei Santuari con Papa Francesco
Mercoledì 20 gennaio – Udienza del Mercoledì con Papa Francesco
Lunedì 25 gennaio – Apertura della Porta Santa della Basilica di San Paolo fuori le mura con Papa Francesco
Mercoledì 30 gennaio – Udienza del Mercoledì con Papa Francesco
Sabato 30 gennaio – Udienza Giubilare con Papa Francesco

FEBBRAIO 2016
Martedì 2 febbraio – Giubileo della Vita Consacrata con Papa Francesco
Mercoledì 3 febbraio – Udienza del Mercoledì con Papa Francesco
Sabato 6 febbraio – Giubileo dei Gruppi di preghiera di Padre Pio con Papa Francesco
Mercoledì 10 febbraio – Udienza del Mercoledì con Papa Francesco – Mercoledì delle Ceneri – Invio dei Missionari della Misericordia
Mercoledì 17 febbraio – Udienza del Mercoledì con Papa Francesco
Venerdì 19 febbraio – Catechesi Giubilare
Sabato 20 febbraio – Udienza Giubilare con Papa Francesco
Sabato 20 febbraio – Giubileo Donatori di Sangue con Papa Francesco
Lunedì 22 febbraio – Giubileo della Curia Romana con Papa Francesco
Mercoledì 24 febbraio – Udienza Giubilare con Papa Francesco

***

COME OTTENERE L'INDULGENZA PLENARIA
CONCESSA NEL PERIODO DEL GIUBILEO

Ricordiamo che per lucrare l'indulgenza plenaria (perdono e cancellazione della pena per tutti i peccati commessi, rimessi e assolti) concessa durante il tempo del Giubelo
occorre,

oltre all'esclusione di ogni affetto verso qualunque peccato anche veniale

rispettare le solite tre condizioni per le indulgenze:
1) Confessione Sacramentale con assoluzione individuale;

2) Comunione Eucaristica in stato di grazia;

3) Pregare (con un Pater, Ave e Gloria) secondo le intenzioni del Santo Padre: l’esaltazione e prosperità della Chiesa, l’estirpazione dell’eresia, la pace e concordia dei governanti cristiani, la pace ed unità di tutto il popolo cristiano";
Vedere: Enchiridion indulgentiarum, dal Sito della Penitenzeria Apostolica);

in più bisogna compiere l'atto di pietà che la Chiesa annette all'indulgenza, che durante il Giubileo è

4) il pellegrinaggio attraverso la Porta Santa delle 7 Basiliche Maggiori Romane (o in caso di necessità, delle Basiliche Cattedrali o dei Santuari delle proprie Diocesi
si veda qui l'elenco, dal sito del Giubileo)

e, quest'anno, è aggiunta anche la seguente condizione:

5) compiere un'opera di Misericordia

Card. Mauro Piacenza
Prefetto della Penitenzeria Apostolica ( vedere  qui)

venerdì 11 dicembre 2015

Fiat lux Illuminating Our Common Home :"la Chiesa cedeva il passo alla natura sovrana"

San Pietro: una basilica oltraggiata

coccodrillo
(di Roberto de Mattei) L’immagine che rimarrà legata all’apertura del Giubileo straordinario della Misericordia non è la cerimonia anti-trionfalista celebrata da Papa Francesco la mattina dell’8 dicembre, ma il roboante spettacolo Fiat lux: Illuminating Our Common Home, che ha concluso la stessa giornata, inondando di suoni e di luci la facciata e la cupola di San Pietro.
Nel corso dello show, offerto dalla World Bank Group, le immagini di giganteschi leoni, tigri e leopardi si sono sovrapposte a San Pietro, che sorge proprio sulle rovine del circo di Nerone, dove le belve feroci divoravano i cristiani. 
Grazie al gioco delle luci, la basilica è sembrata poi capovolgersi, dissolversi, immergersi nell’acqua, mentre sulla sua facciata apparivano pesci-pagliaccio e tartarughe di mare, quasi evocando la liquefazione delle strutture della Chiesa, prive di qualsiasi elemento di solidità. 
Un enorme gufo e strani volatili luminosi volteggiavano sulla cupola, mentre monaci buddisti in marcia sembravano indicare una via di salvezza alternativa al Cristianesimo. 
Nessun simbolo religioso, nessun riferimento al Cristianesimo, la Chiesa cedeva il passo alla natura sovrana.
Andrea Tornielli ha scritto che non bisogna scandalizzarsi perché, come documenta lo storico dell’arte Sandro Barbagallo nel suo libro Gli animali nell’arte religiosa. La Basilica di San Pietro (Libreria Editrice Vaticana, 2008), molti artisti, nel corso dei secoli, hanno raffigurato una lussureggiante fauna attorno alla sepoltura di Pietro. Ma se la Basilica di San Pietro è uno “Zoo sacro”, come la definisce con irriverenza l’autore di quest’opera, non è perché gli animali rappresentati nella Basilica siano rinchiusi in un sacro recinto, ma perché sacro, cioè ordinato a un fine trascendente, è il significato che a questi animali è stato attribuito dall’arte.
Nel Cristianesimo infatti gli animali non sono divinizzati, ma valutati per il loro fine, che è quello di essere destinati da Dio al servizio dell’uomo. Recitano i Salmi: «Tu hai posto l’uomo a capo delle opere delle tue mani Tutto hai messo ai suoi piedi pecore e buoi, e le bestie ancora della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare» (Ps 8, 7-9). L’uomo è stato posto da Dio come vertice e re del creato, a cui tutto deve essere ordinato affinché egli tutto ordini a Dio, in qualità di rappresentante del cosmo (Gen 1, 26-27). Dio è il fine ultimo dell’universo, ma il fine immediato dell’universo fisico è l’uomo. «Siamo anche noi in certo modo il fine di tutte le cose», afferma san Tommaso (In II Sent., d. 1, q. 2, a. 4, sed contra), perché «Dio ha fatto tutte le cose per l’uomo» (Super Symb. Apostolorum, art. 1).
La simbologia cristiana attribuisce inoltre agli animali un significato emblematico
Il Cristianesimo non si interessa dell’estinzione degli animali o del loro benessere, ma del significato ultimo e profondo della loro presenza. 
Il leone simboleggia la forza e l’agnello la mitezza, per ricordarci l’esistenza di virtù e perfezioni diverse, che solo Dio possiede nella sua interezza. 
Sulla terra, una scala prodigiosa di esseri creati dalla materia inorganica fino all’uomo ha una essenza e una perfezione intima che è espressa dal linguaggio dei simboli.
L’ecologismo si presenta come una visione del mondo che capovolge questa scala gerarchica, eliminando Dio e detronizzando l’uomo. 
L’uomo è posto sul piano di un’assoluta uguaglianza con la natura in rapporto di interdipendenza non solo con gli animali, ma anche con le componenti inanimate dell’ambiente che lo circonda: montagne, fiumi, mari, paesaggi, catene alimentari, ecosistemi. 
Il presupposto di questa visione cosmologica è la dissoluzione di ogni confine tra uomo e mondo. 
La Terra con la sua biosfera forma una sorta di cosmica entità unitaria geo-ecologica. 
Essa diviene qualcosa di più di una “casa comune”: rappresenta una divinità.
Quando, cinquant’anni fa, si concluse il Concilio Vaticano II, il tema dominante di quella stagione storica appariva un certo “culto dell’uomo”, racchiuso nella formula «umanesimo integrale» di Jacques Maritain. 
Il libro del filosofo francese, con questo titolo, è del 1936, ma la sua influenza maggiore si ebbe soprattutto quando un suo entusiastico lettore, Giovanni Battista Montini, divenuto Papa con il nome di Paolo VI, volle farne una bussola del suo pontificato. 
Il 7 dicembre 1965, nell’omelia della Messa, Paolo VI ricordò che nel Vaticano II si era prodotto l’incontro tra «la religione del Dio che si è fatto uomo» e la «religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio».
Cinquant’anni dopo, assistiamo al passaggio dall’umanesimo integrale all’ecologia integrale, dalla Carta dei diritti dell’uomo a quella dei diritti della Natura. 
Nel XVI secolo, l’umanesimo aveva rifiutato la Civiltà cristiana medioevale in nome dell’antropocentrismo. 
Il tentativo di costruire la Città dell’uomo sulle rovine di quelle di Dio è però tragicamente fallito nel Novecento e a nulla sono valsi i tentativi di cristianizzare l’antropocentrismo, sotto il nome di umanesimo integrale. 
Alla religione dell’uomo si sostituisce quella della terra: all’antropocentrismo, criticato per le sue “deviazioni”, si sostituisce una nuova visione eco-centrica. 
La teoria del Gender, che dissolve ogni identità e ogni essenza, si inserisce in questa prospettiva panteista e ugualitaria.
Si tratta di una concezione radicalmente evoluzionista, che coincide in larga parte con quella di Teilhard de Chardin. 
Dio è l’“autocoscienza” dell’universo che, evolvendosi, si fa cosciente della propria evoluzione. 
Non è casuale la citazione di Teilhard nel paragrafo 83 della Laudato sì, l’enciclica di Papa Francesco di cui filosofi come Enrico Maria Radaelli e Arnaldo Xavier da Silveira hanno sottolineato i punti in dissonanza con la Tradizione cattolica. 
E lo spettacolo Fiat Lux è stato presentato come un “manifesto ecologista” che vuole tradurre in immagini l’enciclica Laudato Sì.
Antonio Socci, su Libero l’ha definita «una sceneggiata gnostica e neopagana che aveva un preciso messaggio ideologico anticristiano», osservando che «a San Pietro, nella festa dell’Immacolata Concezione, alla celebrazione della Madre di Dio è stata preferita la celebrazione della Madre Terra, per propagandare l’ideologia dominante, quella “religione climatista ed ecologista”, neopagana e neomalthusiana, che è sostenuta dai poteri forti del mondo. Una profanazione spirituale (anche perché quel luogo – ricordiamolo – è un luogo di martirio cristiano)».
«Dunque,ha scritto a sua volta Alessandro Gnocchi su Riscossa Cristiananon l’Isis ha profanato il cuore della cristianità, non gli estremisti del credo laico hanno fatto scempio del credo cattolico, non i soliti artisti blasfemi e affetti da coprolalia hanno lordato la fede di tanti cristiani. 
Non c’era bisogno di perquisizioni e di metal detector per sbarrare l’ingresso ai vandali nella cittadella di Dio: erano già dentro le mura e avevano già innescato la loro bomba in multicolor e in mondovisione al calduccio della stanza dei bottoni».
I fotografi, i grafici e i pubblicitari che hanno realizzato Fiat Lux sanno che cosa rappresenta per i cattolici San Pietro, immagine materiale del Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa. 
I giochi di luce che hanno illuminato la Basilica hanno avuto un intento simbolico, antitetico a quello espresso da tutte le luminarie, le lampade, i fuochi, che hanno trasmesso nel corso dei secoli il significato della luce divina. 
Questa luce era spenta l’8 dicembre. 
Tra le immagini e le luci proiettate sulla Basilica, mancavano quelle di Nostro Signore e dell’Immacolata, di cui si celebrava la festa. San Pietro era immerso nella falsa luce portata dall’angelo ribelle, Lucifero, principe di questo mondo e re delle tenebre.
La parola luce divina non è solo una metafora, ma una realtà, come realtà sono le tenebre che oggi avvolgono il mondo. E in questa vigilia di Natale l’umanità attende il momento in cui la notte si illuminerà come il giorno, «nox sicut dies illuminabitur» (Salmo 11) e si compiranno le promesse fatte a Fatima dall’Immacolata. (Roberto de Mattei)