sabato 11 maggio 2013

Papa Francesco e Fatima : la Consacrazione



« AGI CdV 10 maggio - 
Il patriarca dei Copti in Egitto è chiamato "Papa", esattamente come il vescovo di Roma nel mondo intero. 
E in questi giorni, Sua Santità Tawadros II, successore del recentemente scomparso Papa Shenouda III, si trova in Vaticano dove ha pregato nella Cappella Redemptoris Mater insieme a Papa Francesco, il quale - anche se aveva indossato la stola per la benedizione comune - alla fine di una breve liturgia ha lasciato che fosse il solo patriarca a benedire, mentre egli stesso come tutti i presenti si è fatto il segno della croce. Un gesto di umiltà molto significativo ».
La liturgia romana ha attinto molto da quella copta :  se tornasse adesso a fare altrettanto non potrei che rallegrarmene ... visti i tempi così perigliosamente stracarichi di populismo carismatico e protestante...
I  simboli liturgici e devozionali che vengono dall'Oriente giovano anche all'ecclesiologia cattolica per riportare il cuore e la mente  alla vera contemplazione di Colui che ci ha donato la salvezza e la vita eterna !
Anche il Ven.Paolo VI, nel suo primiero entusiasmo ecumenico, per riportare all’unità le pecorelle smarrite , aveva fatto davanti alle telecamere dei significativi “gesti d’umiltà” che purtroppo nel tempo non si confermarono “profetici” .
" L'ultimo Paolo VI" cercò invano di correggere il "giovane Paolo VI"  per il bene di quel che rimaneva della Chiesa Cattolica, ridotta ai minimi termini, ma l'antica disciplina cattolica era stata divelta ed i significativi gesti d'umiltà paolini rimasero relegati a quel periodo storico  in cui si cantava :  " C’è un grande prato verde dove nascono speranze ...Quello è il grande prato dell’amore ..."
Tirar fuori dagli impolverati armadi gli attrezzi ideologici degli anni '60 fa sorridere amaramente tutti coloro che hanno subito e vissuto quel periodo di dittatura ideologica e culturale.
Tutti ormai  sanno perfettamente che anche questa patetica ed inutile rievocazione storico-intellettuale ( che ormai piace solo agli ultra settantenni uomini di chiesa) si dissolverà presto perchè la Chiesa ha bisogno di ritrovare la propria identità dottrinale nella ferma adesione al Santo Vangelo di Nostro Signore !
A commento di questa recente notizia vaticana copio quanto ha scritto Mic, Redattore del Blog Chiesa e post concilio:
" C’è una domanda (una delle tante..) alle quali non riesco a trovare una risposta.
Qualche giorno fa dicevo ad un amico che in Vaticano vive un uomo scelto dal Conclave come Capo Supremo di Santa Romana Chiesa. 
Veste di bianco: ma rifugge i simboli esterni del Sommo Pontefice (nella cornice e nell’abbigliamento, ai quali eravamo abituati da secoli), non si autodefinisce Papa e vive in un albergo… (a poche centinaia di metri, invece, c’è un vecchio sacerdote, anch’egli vestito di bianco, non più Sommo Pontefice ma che continua a farsi chiamare Papa -seppur emerito - e che vive in un monastero).
L’attuale Vescovo di Roma ha l’abitudine di esternare quotidianamente con un linguaggio che a volte sembra ricercare volutamente l’attenzione dei media (Dio non è spray, le suore non devono essere zitelle, la chiesa non deve essere una ONG); a volte, invece, risulta impreciso a causa di una buona ma non perfetta conoscenza dell’italiano. 
In entrambi i casi si è di fronte a testi scritti di proprio pugno ed evidentemente non rivisti (non solo nei contenuti, ma neppure nella forma) da parte dei collaboratori più diretti.
La domanda è la seguente:  l’understatement (scusate l’anglismo) con il quale Bergoglio porta avanti il proprio ministero è effettivamente voluto? 
Cioè l’affrontare il terribile compito di essere Vicario di Cristo in terra nei modi sopra descritti, nasce da una visione post-conciliare del papato o da una non chiara percezione di ciò che significa essere Sommo Pontefice? 
E’ possibile in altri termini che l’aver vissuto la propria vita alla “periferia del mondo” sia all’origine di questo modo di fare “sciatto” che caratterizza le prime settimane del suo pontificato? 
Fino a che punto Francesco si rende conto che essere Papa è qualcosa di più di essere Vescovo di una grande diocesi? 
Fino a che punto si rende conto di ciò che dice (e soprattutto, almeno sino ad oggi, ciò che non dice) ha una portata planetaria, che trascende quella di una diocesi? 
Fino a che punto un uomo che è stato sempre lontano dal centro della cattolicità, vivendo – se mi passa il termine - una cattolicità periferica, è all’altezza del compito per il quale è stato chiamato?
Quali che siano le motivazioni, in assenza di una rapida “raddrizzata”, rischiamo la definitiva distruzione di quanto resta della gloriosa tradizione della Chiesa e di quelle forme che nel corso dei secoli sono state codificate per trasmettere il messaggio di Cristo. 
Forme plasmate per esaltare nel modo umanamente più elevato ciò che dovevano esplicare e che – a differenza di quanto avvenuto negli ultimi cinquant’anni – sono state capaci di convincere l’anima e il cuore di generazioni e generazioni, indipendentemente dalla cultura, dall’etnia, dalla lingua.
Qui poi si apre, naturalmente, il secondo grande e più importante capitolo della questione. 
Saprà o vorrà Francesco confermare il messaggio eterno della nostra Chiesa, in linea con la tradizione? 
Al momento brancoliamo ancora nel buio. 
Ma, a dir la verità, non si intravvedono segnali che inducano all’ottimismo".
Ci pensi la Santità di Nostro Signore Papa Francesco , Successore dell’Apostolo Pietro, a rimettere la speranza nei nostri cuori affranti( ma non piagati ) a causa dei recenti “fatti ecclesiali” che rimangono ancora immersi nella fitta nebbia dei misteri vaticani !
Ci pensi il Vicario di N.S.G.C. sulla terra ad indurci al sano ottimismo dei nostri Santi !
L’imminente Consacrazione del Pontificato di Papa Francesco alla Santa Vergine Maria il 13 maggio prossimo, festa della Madonna di Fatima, sarà il primo passo della rinnovata speranza cattolica tanto invocata dalle anime autenticamente pie e devote.
Andrea Carradori