martedì 21 maggio 2013

Il Beato Antonio da Amandola " : la chiusura dei conventi ha colpito anche lui"


Il Beato Antonio da Amandola
( Da : Santa Rita, in San Giacomo Maggiore a Bologna, Bollettino Aprile-Maggio 2013 )

E il Beato Antonio d'Amandola? 
Poverino, è stato abbandonato! 
Anzi, poveretti noi che siamo arrivati a tanto! 
Il progetto di chiusura dei conventi ha colpito anche questo importante centro di vita e di spiritualità agostiniani. 
Per qualcuno anche questa è una conquista! 
Ma per altri è una vera insipienza. Una storia che è cominciata nel 1358. 
Era il secolo dell' affermazione della grande santità di S. Nicola da Tolentino e, ad Amandola, sulle pendici dei monti Sibillini, un umile figlio di pastori e montagnoli che aveva avuto la prima istruzione dai Benedettini presenti all'Abbadia di Amandola, avvertito il fascino di Nicola da Tolentino, si fa agostiniano. 
Una lunga vita di preghiera, di silenzio e di penitenza, predicatore che frequenterà anche i conventi della Puglia (Nella chiesa di S. Agostino di Trani c'è ancora una sua immagine che ne ricorda il passaggio - in un alto rilievo - N.d.R), 12 anni a Tolentino, vicino al suo San Nicola come sacrista, e poi di nuovo in Amandola dove costruisce la chiesa, con ancora visibile l'elegante portale e lo svettante campanile, e ove muore, novantacinquenne, nel 1450. 
La sua santità emula di quella del taumaturgo di Tolentino lo rese famoso in tutte le Marche dove, quasi tutte le chiese agostiniane, ne avevano una effige venerata. 
Figura tra i primi santi pellegrini a Loreto e, recentemente, la sua immagine è stata collocata nel Santuario Mariano de l'Ambro. Anche nell'isola di Gozo-Malta c'è una sua immagine. 
Grazie a lui Amandola fu, ed è, un centro di spiritualità per tutta la zona dei monti Sibillini.
Una devozione popolare intensa e continuata fino ad oggi, come dimostrano le due affollate feste, quella invernale con la frequentata Novena e quella estiva di fine agosto.
Da qualche anno la premura dei Padri Agostiniani (specialmente del Padre Agostino Vita, col sostegno dei devoti amandolesi e l'intervento dei vari Conventi della Provincia Agostiniana Picena, gli ha dedicato una nuova e bella Cappella nella quale si conserva il suo venerato e incorrotto corpo.
La gente di Amandola, lungo le generazioni, racconta tanti fatti della loro devozione e della protezione ricevuta dal Beato (lu beatu Antoniu Santu come affettuosamente lo citano). 
Tutt'ora si fa la processione, a piedi, prima della festa estiva, al luogo che ricorda la sua casa natale sui Sibillini.
Attorno alla comunità è fiorita una ancor fervida confraternita iniziata dal B. Antonio e dedicata alla Madonna del Soccorso e a San Nicola da Tolentino.
Amandola ha dato sempre vocazioni agostiniane, negli ultimi settantanni tre confratelli e cinque monache di vita contemplativa che sono state la benedizione del Monastero Corpus Domini' di Cento (FÉ). 
Ad Amandola gli agostiniani fino a sessantanni fa vivevano l'esperienza della mendicità, andavano per le montagna tra contadini e pastori a raccogliere, grano, formaggio, lana.., e quando, quella buona gente, vedeva una tonaca agostiniana l'accoglieva dicendo: ecco lu beatu Antoniu santul 
E il P. Vita raccontava che, a volte, era accolto con la recita di una filastrocca popolare che narrava la storia del B. Antonio, dispiaciuto di non averla registrata. 
Negli anni 1889-90, nel rischio di mancanza di frati da inviare ad Amandola, intervenne direttamente il P. Generale Sebastiano Martinelli e, pur di salvare quella significativa presenza, inviò il celebre P. Nicola Concetti appena rientrato dall'Ecuador, temporaneamente occupato a Malta, e fu una scelta provvidenziale perché, nonostante che vi rimanesse per parecchio tempo solo, con il titolo di Priore (e gli amandolesi poi, anche quando i frati furono in più, li continuarono a chiamare li prio¬ri), inaugurò la più bella stagione della presenza agostinaiana ad Amandola fino ai tempi del P. Agostino Vita, anche lui molto benemerito per il convento e il culto al Beato.
Il P. Concetti, in quei tempi difficili della prima emigrazione dei marchigiani in America, aiutò molti poveri contadini ad emigrare con il de¬naro del B. Antonio raccomandandone la devozione. 
Nella seconda metà del secolo XIX il Provinciale Piceno P Luigi Mattioli, nei suoi documenti rivolti alla comunità di Amandola, parla sempre del "Santuario" di quel convento. Una storia insomma di tutto rispetto, per chi la conosce la sa anche valutare; molti di noi siamo testimoni oculari dell'inci-denza spirituale del Beato in Amandola e in tutta la zona dei Sibillini tanto che il Beato risulta il più popolare e venerato di tutti i Beati dell'Ordine. 
I tempi sono difficili e purtroppo si chiudono i conventi e alcune soluzioni, troppo affrettate, lascerebbero pretendere che chiudendo indiscriminatamente i conventi si salva l' Ordine. 
Così si è voluto chiudere anche il Convento-Santuario di Amandola. Ma nel caso di Amandola è sfuggita una cosa troppo importante. Sappiamo quanto è bello e significativo per un Ordine avere una beatificazione. Ma quando si chiude un Convento, che è anche Santuario riconosciuto, con la presenza molto venerata di un nostro riconosciuto esempio di santità, è come estromettere dall'Ordine tale testimo¬ne, come se a noi non ci interessasse più. Stando così le cose non so come potremo pretendere che il Signore ci mandi nuove vocazioni se quelle anti¬che, le meglio riuscite e che sono ancora per tutta la Chiesa un patrimonio e uno stimolo, noi le mettiamo fuori. Ci sarà il perdono di Dio e del Beato per questo grave errore? 
Noi, a Bologna, nella Chiesa di S. Giacomo Maggiore abbiamo, dal 1874, su un altare una venerata immagine del Beato; da parte nostra ci sentiamo ancor più impe-gnati a lasciare accesa questa lampada sul moggio perché faccia ancora luce. 
Abbiamo del Beato molte memorie nel nostro Archivio, tra l'altro il più antico santino a stampa. Ma oltre questo ci preme vivere e promuovere il nostro carisma onorando e riconoscendo tutti i nostri Santi e Beati che costituiscono la firma di Dio sulla nostra storia e la nostra spiritualità. ( Bollettino Agostiniano sopra citato )

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LA PROFANAZIONE DEL CORPO INCORROTTO AD OPERA DEI RIVOLUZIONARI FRANCESI
… nel 1785 che si fece una ricognizione canonica per coprire di nuove vesti il beato. In tale occa¬sione il corpo fu osservato e toccato con cura e venerazione in tutte le membra e il verbale ce lo descrive « pieno, carnoso, molle, cedente, contrattabile e tremulo... come in un corpo vivente ».
Ma l'incorruzione e la consistenza di quelle sacre spoglie fu sperimentata da una prova ben altrimenti macabra e drammatica in una profanazione perpetrata dai soldati francesi l'I 1 giugno 1798. Erano soldati esasperati nella lotta contro bande partigiane forse organizzate da preti ( i gloriosi Insorgenti Marchigiani !!! N.d.R.)
Concentratisi nelle alture, avevano sbaragliato i partigiani a Rustici. Questi ripararono dentro Amandola, ma anche i Francesi vi entrarono e fecero una feroce rap¬presaglia. Un gruppo di soldati del Generale Lahure si acquartierò nel convento agostiniano. 
La sera, forse anche fradici di vino, dopo aver fatto man bassa, com'eran soliti, di tutti gli oggetti di valore, spaccarono l'urna del beato, ne estrassero il corpo, lo spogliarono nudo e lo issarono faticosamente su un pulpito che era sulla sinistra; poi lo avvolsero di un manto rosso e lo insultarono sacrilegamente tra un baccano d'inferno, mentre l'organo strimpellava a tutto vapore la Marsigliese.
E' triste questa scena e mostra che nessun po¬polo ha vomitato del tutto la giungla da cui proveniamo.Ma l'abbiamo voluto ricordare per sottolineare quanto questo corpo sia ancora consistente nella sua incorruzione per un dono di Dio che vuole far risplendere la santità del beato Antonio. ( P.Federico Cruciani OSA . Il Beato Antonio da Amandola : profilo storico e di preghiera. Tolentino, 1975)

Il Responsorio per la Festa del Beato Antonio da Amandola
(La prima strofa cita il miracolo quando il frate Agostiniano fu assegnato al convento della sua patria nel 1400 – all’età di 45 anni – al suo apprestarsi tutte le campane della città suonarono da sole per festeggiare l’umilissimo e nascoso fraticello assente da Amandola da oltre dieci anni)

Antonium ab Amandula
Eja rogate populi
Quem sacra tintinnabula
Sponte sonora praedicant 

Hic vitae reddit mortuos
Hic praece fugat demones
Hic imperat languoribus
Hic fausta cuncta exibet

Antonium ab Amandula … 

Si tellus acquis indiget
Repente pluviam impetrat
Si solis radios exigit
Statim serenum promovet

Antonium ab Amandula … 

Ad hunc omnesconfugite
Qui dona coeli poscitis
Huius rogatu quilibet
Reportat quidquid flagitat

Antonium ab Amandula …
Gloria Patri et Filio Et Spiritui Sancto...

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