lunedì 20 maggio 2013

"Andare all’incontro con tutti, senza negoziare la nostra appartenenza" ( Papa Francesco 18-05-2013)


L’informazione “guidata”  impone sempre delle chimere, dei clichès, delle aspirazioni collettive che si insinuano nel cuore dell’uomo determinando i comportamenti sia dei singoli individui che delle masse.
Alcuni ( anziani ) chierici che non hanno fatto nulla per scongiurare le dimissioni di Benedetto XVI ( anzi …) cercano ora di fornire delle interpretazioni pittoresche tramite dei maschi e virili suggerimenti, di cui sono naturali portatori, ricorrendo alle fantasie più esasperate, alle calunnie che il Papa ha fortemente condannato : « Disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato... dire soltanto la metà che ci conviene», o raccontare per «rovinare la fama di una persona», o «dire cose che non sono vere»,  quindi «ammazzare il fratello» concetto che Benedetto XVI nel 2009 aveva direttamente girato alla riflessione dei Vescovi.
Per gli attivi chierici come per tutti noi – cristiani di strada lontani dalle performances vaticane - si abbatte sulle nostre coscienze l’inesauribile eloquio di Papa Francesco che determina un iper dosaggio adrenalitico, con conseguente aumento della frequenza cardiaca.
Essendo tutti peccatori abbiamo l'umana paura di sentirci coinvolti nella volontaria indefinitezza delle quotidiane battute papali tant’è che i prelati , colpiti da istantanee manifestazioni di iperidrosi, si asciugano frequentemente la fronte bagnata mentre preti e fedeli sprofondano, ma solo per qualche secondo, nel mutismo.
Quasi modo geniti infantes
E’ il nostro stesso ego, punzecchiato dalle provocazioni papali, a farci sentire bambini bisognosi di perdono .
Ci immedesimiamo negli Apostoli che l’un l’altro, durante l’ultima cena domandavano al Divin Maestro : “ sono forse io Signore?” in risposta alla terribile affermazione di Gesù : “ uno di voi mi tradirà”.
C’è la risposta concreta, alle quotidiane “provocazioni” di Papa Francesco oppure le parole del Pontefice hanno il solo scopo di scuotere le nostre coscienze per migliorarne la spiritualità?
E’ dato di assistere ad un fenomeno assai raro : la moltiplicazione ( la magia non c’entra nulla) degli sms, dei messaggi e delle email di tanti sacerdoti e fedeli che si chiedono “ A chi si riferisce il Papa ? Ce l’ha forse con noi o con il nostro gruppo ” ?
La speranza cristiana, che alberga nei nostri cuori ci dice che prima o poi il Papa dovrà lenire, in nomine caritatis, le ipertensioni dei Suoi sudditi, già duramente provati a causa dei recenti, indigeribili traumi ecclesiali stati provocati dai violenti giacobini .
Apprendiamo dalla stampa "guidata" che tal Beppe Grillo che, ignorando la storia di 2013 anni di cristianesimo, ha “scoperto”  che un Papa “è diventato qualunquista e un po' populista, - perchè -  dice di pensare agli ultimi e non alle banche” …
Noi , come credenti, continuiamo a confidare nella grazia che lo Spirito Santo effonde soprattutto sul Successore di Pietro che al pari dei Santi missionari ci esorta  : “Per annunciare il Vangelo sono necessarie due virtù: il coraggio e la pazienza. Loro [i cristiani che soffrono] sono nella Chiesa della pazienza. Loro soffrono e ci sono più martiri oggi che nei primi secoli della Chiesa; più martiri! Fratelli e sorelle nostri. Soffrono! Loro portano la fede fino al martirio. Ma il martirio non è mai una sconfitta; il martirio è il grado più alto della testimonianza che noi dobbiamo dare. 
Noi siamo in cammino verso il martirio, dei piccoli martìri: rinunciare a questo, fare questo… ma siamo in cammino. E loro, poveretti, danno la vita, ma la danno – come abbiamo sentito la situazione nel Pakistan – per amore a Gesù, testimoniando Gesù. Un cristiano deve sempre avere questo atteggiamento di mitezza, di umiltà, proprio l’atteggiamento che hanno loro, confidando in Gesù, affidandosi a Gesù. non dimenticate: niente di una Chiesa chiusa, ma una Chiesa che va fuori, che va alle periferie dell’esistenza. Che il Signore ci guidi laggiù.

Andrea Carradori