lunedì 26 novembre 2012

Mons. Guido Gallese, Vescovo di Alessandria : "Il benvenuto al Vescovo con le note della musica sacra"


" I cultori della musica sacra, dedicandosi con rinnovato slancio ad un settore di così vitale rilievo, contribuiranno alla maturazione della vita spirituale del Popolo di Dio. 
I fedeli, per parte loro, esprimendo in modo armonico e solenne la propria fede col canto, ne sperimenteranno sempre più a fondo la ricchezza e si conformeranno nell'impegno di tradurne gli impulsi nei comportamenti della vita quotidiana. 
Si potrà così raggiungere, grazie al concorde impegno di pastori d'anime, musicisti e fedeli, quello che la Costituzione Sacrosanctum Concilium qualifica come vero “fine della musica sacra”, cioè “la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli”.

Con queste parole, il 22 novembre 2003, il Santo Padre Giovanni Paolo II concludeva il suo Motu Proprio "Mosso dal vivo desiderio", dedicato alla musica sacra.

Proprio secondo queste indicazioni, la Diocesi di Alessandria ha dato il benvenuto al suo nuovo pastore, il vescovo Guido, anche attraverso il linguaggio del canto e della musica: linguaggio che è in grado di operare una esegesi del Mistero rivelato esplicando ciò che la sola parola non riesce ad esprimere.

In particolare, è da ritenersi fortemente significativa la sinergia tra diverse realtà locali, dall'Accademia Diocesana di Musica Sacra alle realtà giovanili, con una testimonianza di fattiva collaborazione perché tramite il canto, e il suono degli strumenti, il popolo di Dio sia realmente "edificato" e condotto, tramite i segni della liturgia, ad una partecipazione piena ed attiva. 
Di conseguenza, il ruolo della schola cantorum e dei musicisti costituisce un compito ministeriale, definito da quello stesso Concilio Vaticano II di cui ricorrono i 50 anni, affinché ciascun fedele possa partecipare attivamente secondo ciò che è di sua competenza. 
Il ruolo del “coro” e dell’assemblea, pertanto, non è di reciproca supplenza, in un contrasto che certamente non porta lontano, ma nello stesso equilibrio che scaturisce dalla celebrazione. 
La “partecipazione attiva” dell’assemblea si esprime pienamente in diverse forme: prendendo parte al canto, come espressione della propria identità di fede e in dialogo con gli altri ministri, ma anche nell’ascolto, come proprio di recente è stato sottolineato dal Papa Benedetto XVI. 
Con queste parole infatti si rivolgeva ai musicisti dell’Associazione Italiana Santa Cecilia: “la partecipazione attiva dell’intero Popolo di Dio alla liturgia non consiste solo nel parlare, ma anche nell’ascoltare, nell’accogliere con i sensi e con lo spirito la Parola, e questo vale anche per la musica sacra”.

Laddove, pertanto, la sensibilità artistica degli operatori è orientata verso un cammino di fede consapevole e condiviso, la bellezza dell'arte può infondere, senza ingiustificate paure, gioia e profondità ai pastori e ai fedeli della nostra chiesa diocesana, in un intelligente dialogo tra le fonti della liturgia, il concreto contesto celebrativo, e conseguentemente anche l'elevazione culturale. Elevazione culturale che non è in contrasto, ma in piena armonia con la viva preoccupazione pastorale dell'evangelizzazione nel mondo di oggi, esigenza da cui sono interpellati tanto musicisti, cantori e compositori, quanto i pastori. 
In un modello di Chiesa realmente "partecipativo", pertanto, è quanto mai necessario allontanarsi dalle piccole "certezze" e "rigidità", spesso indotte surrettiziamente da influssi ideologici, che si ritiene "esentino" dalla concreta responsabilità di un onesto confronto tanto con le fonti della Tradizione, quanto con la contemporaneità.

Solo seguendo questa strada sarà possibile superare quella fragilità culturale che, consapevolmente o no, ci inibisce dal contatto con la realtà viva, la comunità ecclesiale, la sua storia, il suo sentire... proprio in quella liturgia in cui la vita cristiana trova la "fonte" e il "culmine", e le "scelte celebrative" costituiscono una questione tutt'altro che secondaria per la sopravvivenza stessa del "fatto cristiano", specie in una società pluralista e laica".

Carlo Demartini