martedì 30 ottobre 2012

TOLENTINO.CELEBRAZIONI PER LA FESTA DI TUTTI I SANTI E COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI





































1) Tolentino, Chiesa del Sacro Cuore ( vulgo dei sacconi) GIOVEDI’ 1 NOVEMBRE ORE 17,00 : Santa Messa cantata celebrata dal Rev.do Don Andrea Leonesi, Parroco. 
Fin dal pomeriggio precedente saranno esposte solennemente le Reliquie dei Santi .
2) Tolentino, Chiesa del Sacro Cuore ( vulgo dei sacconi) VENERDI’ 2 NOVEMBRE ORE 17,00 : Santa Messa di Requiem, ASSOLUZIONE AL TUMULO, canto del Libera me Domine de morte aeterna 
Officia il  Rev.do Don Andrea Leonesi, Parroco. 

3) Sabato 3 novembre PELLEGRINAGGIO A ROMA : pulman per i fedeli marchigiani con partenza :
a) da Campocavallo di Osimo, davanti al Santuario, ore 7,00
b) uscita autostrada Civitanova Marche, ore 7,20

4) Belforte del Chienti,MC, chiesa di Sant’Eustachio nel paese alto ( con il celebre polittico del Boccati DOMENICA 4 NOVEMBRE ORE 16,30
L’Accademia dei Galanti di Bologna offrirà il Concerto pro octavarium defunctorum con musiche di T.F.de Victoria e A.Lotti.
Interventi organistici di Andrea Moncada Paternò.
Organizzazione Pro Loco di Belforte del Chienti e Comunità Montana Monti Azzurri : un significativo evento musicale da non perdere !
In unione di preghiera !
Andrea Carradori

Foto : 7 settembre 2012 , venerazione della restaurata antica statua della Madonna Addolorata
Nella Chiesa dei “sacconi” di Tolentino.

venerdì 26 ottobre 2012

PELLEGRINAGGIO A ROMA DI SABATO 3 NOVEMBRE, ALCUNE ISTRUZIONI PER SACERDOTI E FEDELI




1 Pulman per i fedeli marchigiani con partenza :
a)      da Campocavallo di Osimo, davanti al Santuario, ore 7,00
b)      uscita autostrada Civitanova Marche, ore 7,20
c)       uscita autostrada PESCARA NORD CITTA’ SANT’ANGELO ore 9,00


Alcune istruzioni PER I SACERDOTI E I RELIGIOSI - PONTIFICALE IN SAN PIETRO

I sacerdoti e i religiosi che volessero partecipare in coro alla S. Messa Pontificiale in Basilica di San Pietro, dovranno inviare una mail al cappellano del Pellegrinaggio, don (Claude) Claudio Barthé: mail barthe.cisp@mail.com

Anticipiamo sin da ora che sarà indispensabile l'abito corale (talare e cotta, talare mozzetta e cotta, talare mozzetta e rocchetto, ecc...) e berretta, ognuno secondo il proprio grado.

Soluzione 1) I sacerdoti, i religiosi e le religiose dovranno poi trovarsi a San Salvatore in Lauro almeno entro le 13:00, in modo da organizzare la processione (precedenze, assegnazione dei posti , ecc...).
La maggior partecipazione di clero e di religiosi e religiose durante la processione sarà sicuramente una buona testimonianza e un buon modo di "evangelizzare" le persone (turisti e romani) che vi assisteranno per le vie di Roma.

Soluzione 2) PER I SOLI SACERDOTI: i preti che non riuscissero a recarsi in San Salvatore in Lauro entro le 13:00 e a partecipare alla processione, potranno scrivere al cappellano don Barthé barthe.cisp@mail.com per ricevere istruzioni e raggiungere il clero nella Sacrestia della Basilica, ove verrà loro assegnato il posto in coro. 


Indicazioni per i sacerdoti che vogliono assistere alla messa del Cardinal Cañizares il 3 novembre , alle 15 a San Pietro. 
I sacerdoti e il clero prenderanno parte alla processione che partirà dal corridoio della Sacrestia, e che inizierà a formarsi  a partire dalle 14:30. 

Per entrare in Basilica: 
- è fortemente consigliato raggiungere e unirsi alla processione del clero e dei fedeli che partirà alle 13:15 circa da San Salvatore in Lauro, di fronte a Castel Sant'Angelo, sul l'altra riva, piazza San Salvatore in Lauro.
Il clero potrà unirsi alla processione sia alla partenza, sia lungo il tragitto: o in via della Conciliazione, o in piazza Pio XII o in piazza San Pietro. 
Arrivati in San Pietro, il clero entrerà processionalmente  in Basilica, senza controlli e raggiungerà il corridoio della Sacrestia per ricevere il Cardinale. 
- è anche possibile raggiungere individualmente la Sacrestia, dovendo però prima passare i controlli ordinari e facendo la fila dei turisti che vogliono entrare in Basilica. 

- È richiesto, sia per il clero secolare sia per quello religioso, il proprio abito da coro abituale.

***
Alcune istruzioni PER I FEDELI - Pontificale in San Pietro


- PROPRIO: I sabato del mese "Cuore Immacolato di Maria".
- ORDINARIO: NON SCRIVO PIU' NULLA PERCHE' PRIMA DICONO UNA COSA E POI UN'ALTRA, AD OGGI ( sabato 27 ott.) PARE PREVALERE LA MISSA VIII DEGLI ANGELI, DOMANI NON SI SA !
- FOGLIETTI: saranno messi su internet per essere stampati individualmente.

- ATTENZIONE: Chi non potesse prendere parte al pellegrinaggio, si rechi con ampio anticipo (alle 14:00 al più tardi) ai cancelli d'ingresso per l'accesso in Basilica: visto il week end dei santi e i molti turisti, è probabile che la coda per entrare in San Pietro sarà lunga. 
Ricordiamo infatti che bisogna passare i controlli di sicurezza! 
Arrivando per tempo, i pellegrini potranno fare la coda e passare i controlli della polizia con calma e arrivare in tempo in Basilica, e prendere posto.

- NON E' NECESSARIO MUNIRSI DI ALCUN BIGLIETTO (che comunque sarebbe gratuito!): basta arrivare in piazza San Pietro, passare i controlli, entrare in Basilica, e recarsi all'altare della Cattedra. Se qualche Gendarme dovesse domandarlo, basterà dire che si vuole andare all'altare della Cattedra per la Messa in latino delle 15.00. 
La Gendarmeria è al corrente del Pontificale, e ha garantito la propria collaborazione e disponibilità ad aiutare e indirizzare i pellegrini (come d'altronde è solita fare con qualsiasi fedele abbia qualche necessità).


giovedì 25 ottobre 2012

PELLEGRINAGGIO DI SABATO 3 NOVEMBRE "UNA CUM PAPA NOSTRO" : INIZIAMO IL VIAGGIO-PELLEGRINAGGIO CON L'OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO BENEDICTO. AL RITORNO DALLA CITTA' ETERNA LE CORREZIONI FRATERNE AGLI ORGANIZZATORI : “IL VOSTRO PARLARE SIA SÌ, SÌ; NO, NO; IL DI PIÙ VIENE DAL MALIGNO” ( Matteo, 5,37)


Con gioiosa riconoscenza al Signore per cose buone che ci dona mediante il Magistero della Santa Chiesa Cattolica, ci aggingiamo a compiere l'atteso Pellegrinaggio Una Cum Papa nostro che avrà culmine nella Basilica Papale di San Pietro con la Santa Messa Pontificale delle ore 15 celebrata dal Prefetto della Congregazione per il Culto Divino Cardinale Antonio Cañizares Llovera.
Il programma del Pellegrinaggio è stato abbondamente riportato su questo blog e su messainlatino.
Ci è stato richiesto di  rimandare al viaggio di ritorno dall'Urbe tutte le osservazioni che debbono essere fatte al riguardo. 
Siamo d'accordo ma ... come anticipato su MiL notiamo che "... in diversi " gruppi stabili " è maturata la decisione di apportare nei primi giorni del prossimo mese la cancellazione in toto degli “acquosi , inutili e dannosi patti” (necessaria e severa verifica corredata da ampia documentazione)..."
Ci piace  evidenziare subito che due figure si sono positivamente distinte  nell'organizzazione dell'evento spirituale risplendendo per   evangelica chiarezza ( si, si, no, no ) : il Dott. Riccardo Turrini Vita, Presidente emerito di Una Voce-Italia e il Dott. Guillaume Ferluc Segretario Generale del Pellegrinaggio.
Ad essi va la nostra sincera  riconoscenza per il difficile lavoro fatto in Italia e all'estero sopportando e risolvendo  oggettive difficoltà.
Partiamo dunque con letizia e serenità portando idealmente con noi anche coloro che non possono venire ma che ci sono spiritualmente vicini nella preghiera.
Che il Cristo Gesù ci aiuti tutti a seguire la chiarezza del Suo Vangelo senza confidare nelle nostre inutili , dannose, piccole tattiche umane : " poiché tu o Signore dai successo a tutte le nostre imprese".
Andrea Carradori



domenica 21 ottobre 2012

BENEDETTO XVI HA RIPRISTINATO L'USO DEL FANONE ( MAI ABOLITO) ! DOPO 28 ANNI DAL SUO AMATO PREDECESSORE IL BEATO GIOVANNI PAOLO II .

DOMENICA 21 OTTOBRE DELL'ANNO DEL SIGNORE 2012
CITTA' DEL VATICANO, PIAZZA SAN PIETRO
CANONIZZAZIONI
ore 9.30
CAPPELLA PAPALE
- Giacomo Berthieu
- Pedro Calungsod
- Giovanni Battista Piamarta
- Maria del Monte Carmelo Sallés y Barangueras
- Marianna Cope
- Caterina Tekakwitha
- Anna Schäffer








Il fanone è' un paramento papale che si usa nelle più solenni celebrazioni, come oggi la canonizzazione dei santi. 
Il suo nome pare derivare da pannus, cioè panno, stoffa. Proviene dall'amitto e in antico aveva la stessa funzione e ne teneva il posto. 
Il fanone è già citato dall'Ordo Romanus dell'VIII sec, e all'inizio non era di uso esclusivo dei Papi. L'utilizzo del fanone però è rimasto dal XII sec. prerogativa dei soli sommi Pontefici (per decisione di Innocenzo III) e ha preso significati simbolici peculiari, in riferimento ai paramenti dei sacerdoti biblici. L'attuale forma circolare con le strisce di determinati colori pare risalire però solo al XVI sec., precedentemente era quadrangolare.

Innocenzo III spiega che il fanone, chiamato allora "orale" rappresenta l'antico Efod del Sommo Sacerdote ebraico:


"Romanus Pontifex post albam et cingulum assumit orale [fanon], quod circa caput involvit et replicat super humeros, legalis pontificis ordinem sequens, qui post lineam strictam et zonam induerunt ephod id est super-humerale" Innocentius III, De Myst. Missæ, I, c. 53.:


Testo preso da: Cantuale Antonianum 


venerdì 19 ottobre 2012

L'ANNO DELLA FEDE PROTAGONISTA FESTIVAL DI MUSICA E ARTE SACRA



Città del Vaticano, 19 ottobre 2012 (VIS). 
L'XI edizione del Festival internazionale di Musica e Arte sacra - che si svolge nelle basiliche papali di Roma e in Vaticano, sarà dedicata all'Anno della Fede.
Il Festival promuove le attività istituzionali della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, presieduta da Hans-Albert Courtial, che consistono nel restauro di beni preziosi e di tesori di arte sacra contenuti in parte nelle Basiliche Papali e di far risuonare il repertorio sacro nella basiliche romane.
Il programma di quest'anno comprende sette concerti, dal 2 e al 13 novembre. Il primo sarà la Messa da Requeim di Giovanni Sgambati, interpretata dall'Orchestra Roma Sinfonietta, nella Basilica di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio. 
Mercoledì 7 novembre nella stessa Basilica, l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma interpreterà la Sinfonia no. 7 di Anton Bruckner. 
Il Coro della Cappella Musicale Pontificia "Sistina", interpreterà, domenica 11 novembre, la "Missa Anno Santo", composta da Monsignor Georg Ratzinger, fratello del Pontefice, in un concerto privato nella Cappella Sistina. 
Lo stesso giorno nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, alle 21, il Johann-Rosenmüller-Ensemble (su strumenti storici) ed il Bach-Chor Siegen, interpreteranno il "Vespro della Beata Vergine Maria" di Claudio Monteverdi. 
Il 12 novembre, alle 20, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, protagonista sarà la polifonia della scuola romana grazie al Coro della Cappella Musicale Pontificia "Sistina", che interpreterà un repertorio di scuola romana ed il Westminster Cathedral Choir che passerà in rassegna sei secoli di musica corale cattolica dalle isole britanniche. 
Il 13 novembre, alle 17, il Westminster Cathedral Choir, diretto da Martin Baker, accompagnerà nella Basilica Papale di San Pietro la Santa Messa celebrata dal Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana. 
Il Festival si chiude il 13 novembre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura con l'Orchestra Wiener Philharmoniker ed un programma interamente dedicato a Mozart.
Il Cardinale Angelo Comastri, Presidente onorario della fondazione pro musica e arte sacra, ha così commentato l'edizione 2012: 
"È una musica che nasce dalla fede e quindi è una musica che attira anche alla fede. Tutto quello che c'è nella Chiesa, infatti, di artistico, non è altro che l'espressione, la bellezza interiore, che si traduce in forme esteriori".

giovedì 18 ottobre 2012

Il cristiano spesso non conosce neppure il nucleo centrale della propria fede cattolica, del Credo, così da lasciare spazio ad un certo sincretismo e relativismo religioso, senza chiarezza sulle verità da credere e sulla singolarità salvifica del cristianesimo. Non è così lontano oggi il rischio di costruire, per così dire, una religione «fai-da-te». Benedetto XVI, Udienza Generale del 17 ottobre 2012


L'Anno della Fede. Introduzione

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei introdurre il nuovo ciclo di catechesi, che si sviluppa lungo tutto l’Anno della fede appena iniziato e che interrompe - per questo periodo – il ciclo dedicato alla scuola della preghiera. Con la Lettera apostolica Porta Fidei ho indetto questo Anno speciale, proprio perché la Chiesa rinnovi l’entusiasmo di credere in Gesù Cristo, unico salvatore del mondo, ravvivi la gioia di camminare sulla via che ci ha indicato, e testimoni in modo concreto la forza trasformante della fede.

La ricorrenza dei cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II è un’occasione importante per ritornare a Dio, per approfondire e vivere con maggiore coraggio la propria fede, per rafforzare l’appartenenza alla Chiesa, «maestra di umanità», che, attraverso l’annuncio della Parola, la celebrazione dei Sacramenti e le opere della carità ci guida ad incontrare e conoscere Cristo, vero Dio e vero uomo. Si tratta dell’incontro non con un’idea o con un progetto di vita, ma con una Persona viva che trasforma in profondità noi stessi, rivelandoci la nostra vera identità di figli di Dio. L’incontro con Cristo rinnova i nostri rapporti umani, orientandoli, di giorno in giorno, a maggiore solidarietà e fraternità, nella logica dell’amore. Avere fede nel Signore non è un fatto che interessa solamente la nostra intelligenza, l’area del sapere intellettuale, ma è un cambiamento che coinvolge la vita, tutto noi stessi: sentimento, cuore, intelligenza, volontà, corporeità, emozioni, relazioni umane. Con la fede cambia veramente tutto in noi e per noi, e si rivela con chiarezza il nostro destino futuro, la verità della nostra vocazione dentro la storia, il senso della vita, il gusto di essere pellegrini verso la Patria celeste.

Ma - ci chiediamo - la fede è veramente la forza trasformante nella nostra vita, nella mia vita? Oppure è solo uno degli elementi che fanno parte dell’esistenza, senza essere quello determinante che la coinvolge totalmente? Con le catechesi di quest’Anno della fede vorremmo fare un cammino per rafforzare o ritrovare la gioia della fede, comprendendo che essa non è qualcosa di estraneo, di staccato dalla vita concreta, ma ne è l’anima. La fede in un Dio che è amore, e che si è fatto vicino all’uomo incarnandosi e donando se stesso sulla croce per salvarci e riaprirci le porte del Cielo, indica in modo luminoso che solo nell’amore consiste la pienezza dell’uomo. Oggi è necessario ribadirlo con chiarezza, mentre le trasformazioni culturali in atto mostrano spesso tante forme di barbarie, che passano sotto il segno di «conquiste di civiltà»: la fede afferma che non c’è vera umanità se non nei luoghi, nei gesti, nei tempi e nelle forme in cui l’uomo è animato dall’amore che viene da Dio, si esprime come dono, si manifesta in relazioni ricche di amore, di compassione, di attenzione e di servizio disinteressato verso l’altro. Dove c’è dominio, possesso, sfruttamento, mercificazione dell’altro per il proprio egoismo, dove c’è l’arroganza dell’io chiuso in se stesso, l’uomo viene impoverito, degradato, sfigurato. La fede cristiana, operosa nella carità e forte nella speranza, non limita, ma umanizza la vita, anzi la rende pienamente umana.

La fede è accogliere questo messaggio trasformante nella nostra vita, è accogliere la rivelazione di Dio, che ci fa conoscere chi Egli è, come agisce, quali sono i suoi progetti per noi. Certo, il mistero di Dio resta sempre oltre i nostri concetti e la nostra ragione, i nostri riti e le nostre preghiere. Tuttavia, con la rivelazione è Dio stesso che si autocomunica, si racconta, si rende accessibile. E noi siamo resi capaci di ascoltare la sua Parola e di ricevere la sua verità. Ecco allora la meraviglia della fede: Dio, nel suo amore, crea in noi – attraverso l’opera dello Spirito Santo – le condizioni adeguate perché possiamo riconoscere la sua Parola. Dio stesso, nella sua volontà di manifestarsi, di entrare in contatto con noi, di farsi presente nella nostra storia, ci rende capaci di ascoltarlo e di accoglierlo. San Paolo lo esprime con gioia e riconoscenza così: «Ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete» (1 Ts 2,13).

Dio si è rivelato con parole e opere in tutta una lunga storia di amicizia con l’uomo, che culmina nell’Incarnazione del Figlio di Dio e nel suo Mistero di Morte e Risurrezione. Dio non solo si è rivelato nella storia di un popolo, non solo ha parlato per mezzo dei Profeti, ma ha varcato il suo Cielo per entrare nella terra degli uomini come uomo, perché potessimo incontrarlo e ascoltarlo. E da Gerusalemme l’annuncio del Vangelo della salvezza si è diffuso fino ai confini della terra. La Chiesa, nata dal costato di Cristo, è divenuta portatrice di una nuova solida speranza: Gesù di Nazaret, crocifisso e risorto, salvatore del mondo, che siede alla destra del Padre ed è il giudice dei vivi e dei morti. Questo è il kerigma, l’annuncio centrale e dirompente della fede. Ma sin dagli inizi si pose il problema della «regola della fede», ossia della fedeltà dei credenti alla verità del Vangelo, nella quale restare saldi, alla verità salvifica su Dio e sull’uomo da custodire e trasmettere. San Paolo scrive: «Ricevete la salvezza, se mantenete [il vangelo] in quella forma in cui ve l’ho annunciato. Altrimenti avreste creduto invano» (1 Cor 15,2).

Ma dove troviamo la formula essenziale della fede? Dove troviamo le verità che ci sono state fedelmente trasmesse e che costituiscono la luce per la nostra vita quotidiana? La risposta è semplice: nel Credo, nella Professione di Fede o Simbolo della fede, noi ci riallacciamo all’evento originario della Persona e della Storia di Gesù di Nazaret; si rende concreto quello che l’Apostolo delle genti diceva ai cristiani di Corinto: «Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno» (1 Cor 15,3).

Anche oggi abbiamo bisogno che il Credo sia meglio conosciuto, compreso e pregato. Soprattutto è importante che il Credo venga, per così dire, «riconosciuto». Conoscere, infatti, potrebbe essere un’operazione soltanto intellettuale, mentre «riconoscere» vuole significare la necessità di scoprire il legame profondo tra le verità che professiamo nel Credo e la nostra esistenza quotidiana, perché queste verità siano veramente e concretamente - come sempre sono state - luce per i passi del nostro vivere, acqua che irrora le arsure del nostro cammino, vita che vince certi deserti della vita contemporanea. Nel Credo si innesta la vita morale del cristiano, che in esso trova il suo fondamento e la sua giustificazione.

Non è un caso che il Beato Giovanni Paolo II abbia voluto che il Catechismo della Chiesa Cattolica, norma sicura per l’insegnamento della fede e fonte certa per una catechesi rinnovata, fosse impostato sul Credo. Si è trattato di confermare e custodire questo nucleo centrale delle verità della fede, rendendolo in un linguaggio più intellegibile agli uomini del nostro tempo, a noi. E’ un dovere della Chiesa trasmettere la fede, comunicare il Vangelo, affinché le verità cristiane siano luce nelle nuove trasformazioni culturali, e i cristiani siano capaci di rendere ragione della speranza che portano (cfr 1 Pt 3,14). Oggi viviamo in una società profondamente mutata anche rispetto ad un recente passato, e in continuo movimento. I processi della secolarizzazione e di una diffusa mentalità nichilista, in cui tutto è relativo, hanno segnato fortemente la mentalità comune. Così, la vita è vissuta spesso con leggerezza, senza ideali chiari e speranze solide, all’interno di legami sociali e familiari liquidi, provvisori. Soprattutto le nuove generazioni non vengono educate alla ricerca della verità e del senso profondo dell’esistenza che superi il contingente, alla stabilità degli affetti, alla fiducia. Al contrario, il relativismo porta a non avere punti fermi, sospetto e volubilità provocano rotture nei rapporti umani, mentre la vita è vissuta dentro esperimenti che durano poco, senza assunzione di responsabilità. Se l’individualismo e il relativismo sembrano dominare l’animo di molti contemporanei, non si può dire che i credenti restino totalmente immuni da questi pericoli, con cui siamo confrontati nella trasmissione della fede. L’indagine promossa in tutti i continenti per la celebrazione del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, ne ha evidenziato alcuni: una fede vissuta in modo passivo e privato, il rifiuto dell’educazione alla fede, la frattura tra vita e fede.

Il cristiano spesso non conosce neppure il nucleo centrale della propria fede cattolica, del Credo, così da lasciare spazio ad un certo sincretismo e relativismo religioso, senza chiarezza sulle verità da credere e sulla singolarità salvifica del cristianesimo. Non è così lontano oggi il rischio di costruire, per così dire, una religione «fai-da-te». Dobbiamo, invece, tornare a Dio, al Dio di Gesù Cristo, dobbiamo riscoprire il messaggio del Vangelo, farlo entrare in modo più profondo nelle nostre coscienze e nella vita quotidiana.

Nelle catechesi di quest’Anno della fede vorrei offrire un aiuto per compiere questo cammino, per riprendere e approfondire le verità centrali della fede su Dio, sull’uomo, sulla Chiesa, su tutta la realtà sociale e cosmica, meditando e riflettendo sulle affermazioni del Credo. E vorrei che risultasse chiaro che questi contenuti o verità della fede (fides quae) si collegano direttamente al nostro vissuto; chiedono una conversione dell’esistenza, che dà vita ad un nuovo modo di credere in Dio (fides qua). Conoscere Dio, incontrarlo, approfondire i tratti del suo volto mette in gioco la nostra vita, perché Egli entra nei dinamismi profondi dell’essere umano.

Possa il cammino che compiremo quest’anno farci crescere tutti nella fede e nell’amore a Cristo, perché impariamo a vivere, nelle scelte e nelle azioni quotidiane, la vita buona e bella del Vangelo. Grazie.
Bendetto XVI, Udienza Generale del 17 Ottobre 2012

Il Papa ai Padri conciliari: aggiornamento non è rottura con la tradizione ma dire la perenne attualità della fede.


Sono 69 i Padri ancora in vita che 50 anni fa presero parte al Concilio Vaticano II. 
Benedetto XVI ne ha salutato questa mattina un piccolo gruppo, ricevendolo in udienza assieme ai capi delle Conferenze episcopali mondiali, al Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, e al primate della Comunione anglicana, Rowan Williams. 
Il Papa ha incentrato il suo discorso sull’immutabile attualità del messaggio cristiano che, ha detto, “non deve essere abbassato" a cio "che piace all'opinione pubblica”. 
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Non sono le parole senza tempo del Vangelo a doversi adattare alle mode intellettuali di chi le ascolta. È il contrario: è l’attualità che vive l’uomo a dover essere ricondotta ogni volta all’eternità di Dio, espressa dalle Parole di Gesù. Circondato dai visi oggi più anziani di una dozzina di coloro che assieme a lui condivisero il “tempo di grazia” del Vaticano II, Benedetto XVI ha aggiunto un nuovo tassello all’ampia riflessione sul Concilio che da giorni è al centro dei suoi pensieri. In particolare, il Papa ha imperniato il suo discorso su una parola controversa, che – ha ricordato – “ritornava continuamente nei lavori conciliari: ‘aggiornamento”. Per alcuni, ha detto, fu un’espressione “non del tutto felice”, per altri no. Il Papa è andato oltre questo confronto alla fine sterile:
“Sono convinto che l’intuizione che il Beato Giovanni XXIII compendiò con questa parola sia stata e sia tuttora esatta. Il Cristianesimo non deve essere considerato come ‘qualcosa del passato’, né deve essere vissuto con lo sguardo perennemente rivolto ‘all’indietro’, perché Gesù Cristo è ieri, oggi e per l’eternità”.

“Dio eterno, che è entrato nel tempo ed è presente ad ogni tempo”, ha proseguito, rende il cristianesimo “sempre nuovo”:
“Non lo dobbiamo mai vedere come un albero pienamente sviluppatosi dal granellino di senape evangelico, che è cresciuto, ha donato i suoi frutti, e un bel giorno invecchia e arriva al tramonto la sua energia vitale. Il Cristianesimo è un albero che è, per così dire, in perenne ‘aurora’, è sempre giovane”.

In quest’ottica, allora, parlare di “aggiornamento” non significa, ha affermato Benedetto XVI, “rottura con la tradizione”, ma vuol dire esprimerne la “continua vitalità”:
“Non significa ridurre la fede, abbassandola alla moda dei tempi, al metro di ciò che ci piace, a ciò che piace all’opinione pubblica, ma è il contrario: esattamente come fecero i Padri conciliari, dobbiamo portare l’‘oggi’ che viviamo alla misura dell’evento cristiano, dobbiamo portare l’‘oggi’ del nostro tempo nell’‘oggi’ di Dio”.

E coloro che riescono, in ogni epoca, a portare Dio nell’oggi della storia e la storia all’eternità di Dio sono i Santi, ha asserito il Papa, che ha concluso auspicando a tutte le Chiese locali di tornare alla “sorgente viva del Vangelo” approfittando dello speciale periodo appena inaugurato:
“L’Anno della fede che abbiamo iniziato ieri ci suggerisce il modo migliore di ricordare e commemorare il Concilio: concentrarci sul cuore del suo messaggio, che del resto non è altro che il messaggio della fede in Cristo, unico Salvatore del mondo, proclamata all’uomo del nostro tempo. Anche oggi quello che è importante ed essenziale è portare il raggio dell’amore di Dio nel cuore e nella vita di ogni uomo e di ogni donna, e portare gli uomini e le donne di ogni luogo e di ogni epoca a Dio”.

 http://www.news.va/it/news/il-papa-ai-padri-conciliari-aggiornamento-non-e-ro

lunedì 15 ottobre 2012

PELLEGRINAGGIO DI SABATO 3 NOVEMBRE "UNA CUM PAPA NOSTRO" : L'ADESIONE DI "ALLEANZA CATTOLICA"

Significativa adesione di Alleanza Cattolica al pellegrinaggio di sabato 3 novembre a Roma :
Alleanza Cattolica si congratula con gli organizzatori del Pellegrinaggio “Una cum Papa nostro” per l’iniziativa d’apertura dell’Anno della Fede. Come ribadito dal Regnante Pontefice Benedetto XVI nell’udienza del 26 settembre scorso, “la liturgia è l’azione del Popolo di Dio che partecipa all’opera di Dio” e vediamo appunto nel pellegrinaggio di novembre una bella occasione di testimoniare la nostra disponibilità a partecipare all’opera di Dio. 
Manifesteremo così la nostra fedeltà al Santo Padre come la nostra gratitudine per il nuovo movimento liturgico da Lui avviato.
Alleanza Cattolica aderisce perciò, con altri movimenti di fedeli come la Federazione Internazionale Una Voce e Notre-Dame-de-Chrétienté, al Coetus Internationalis Summorum Pontificum e invita i suoi membri e amici a unirsi al pellegrinaggio “Una cum Papa nostro.

venerdì 12 ottobre 2012

PELLEGRINAGGIO DEL 3 NOVEMBRE A ROMA : ORARI PER I FEDELI MARCHIGIANI


Carissimi Amici,
grazie a tutti per il sostegno, attraverso la preghiera, per i buoni auspici del Pellegrinaggio UNA CUM PAPA NOSTRO di Sabato 3 novembre.
Per i  MARCHIGIANI la

- PARTENZA sarà SABATO 3 NOVEMBRE ORE 7,00 DAVANTI AL SANTUARIO CAMPOCAVALLO DI OSIMO, POI FAREMO UN'ALTRA ENTRATA DAL CASELLO AUTOSTRADALE DI CIVITANOVA MARCHE
ORE 9,00 USCITA AUTOSTRADA PESCARA NORD CITTA’ SANT’ANGELO  

COSTO AD PERSONAM : EURO 25,OO ( il servizio pulman costerà complessivamente 1100 euro)

PRENOTAZIONI ENTRO E NON OLTRE IL GIORNO IL GIORNO 18 OTTOBRE.



ORARIO DEL PELLEGRINAGGIO ROMANO DEL 3 NOVEMBRE  2012



Dalle 10.30: Adorazione eucaristica e accoglienza dei pellegrini a San Salvatore in Lauro, Piazza di San Salvatore in Lauro, LA CHIESA DEI MARCHIGIANI, Centro storico.

Ore 12: Angelus in San Salvatore in Lauro

13.30: Partenza dei fedeli in processione verso San Pietro, attraverso Ponte Sant'Angelo

Ore 15: Messa pontificale celebrata da S.Em. Rev.ma il Sig. Cardinale Cañizares Llovera, prefetto del Culto Divino, nella Basilica Vaticana.

Il Coetus Internationalis Summorum Pontificum ringrazia tutti coloro che si uniranno a questa professione di fede "straordinaria" e a questa giornata di rendimento di grazie per il nostro Papa Benedetto XVI, e in particolare Sua Eminenza il Cardinale Cañizares Llovera, custode dello spirito della liturgia romana.

In unione di preghiera
Andrea

giovedì 11 ottobre 2012

PELLEGRINAGGIO A ROMA DEL 3 NOVEMBRE : IL PROGRAMMA DEFINITIVO !

Sabato 3 novembre 2012

Dalle 10.30: Adorazione eucaristica e accoglienza dei pellegrini a San Salvatore in Lauro, Piazza di San Salvatore in Lauro, Centro storico

Ore 12: Angelus in San Salvatore in Lauro

13.30: Partenza dei fedeli in processione verso San Pietro, attraverso Ponte Sant'Angelo

Ore 15: Messa pontificale celebrata da S.Em. Rev.ma il Sig. cardinale Cañizares Llovera, prefetto del Culto Divino, in basilica vaticana
Il Coetus Internationalis Summorum Pontificum ringrazia tutti coloro che si uniranno a questa professione di fede "straordinaria" e a questa giornata di rendimento di grazie per il nostro Papa Benedetto XVI, e in particolare Sua Eminenza il cardinale Cañizares Llovera, custode dello spirito della liturgia romana.

sabato 6 ottobre 2012

MORALE LAICA


Ho letto qualche giorno fa un articolo che trattava l'introduzione dell'ora di "morale laica" nelle scuole francesi. 
Fino ad oggi in Francia, iniziando dal 1905, è stata insegnata "educazione civica", il cui contenuto verteva sugli "immortali principi" rivoluzionari del 1789. Tutto questo per sostituire e contrastare la religione cattolica.
Molti si chiedono a che pro istituire un'ora di morale laica che non differisce molto dall'ora precedente. 
A questo cerco di dare una risposta a fine articolo, preferendo adesso fare una premessa sul significato di questa morale.
Innanzitutto per "laica" si intende una morale che deriva dalla coscienza. 
Ma la coscienza si è venuta formando attraverso i secoli in base al messaggio cristiano per cui la morale non può essere laica.
Si può essere atei o agnostici ma le categorie come morale, persona, rispetto, amore, responsabilità, ragione vengono direttamente dal profetismo ebraico-cristiano che si è incarnato nella filosofia greca e nel diritto romano.
Tutti i laici e i laicisti per solito si "riempiono la bocca", si "pavoneggiano" parlando di morale laica, con un senso di superiorità verso il credente credulone che secondo loro non ha la capacità di ragionare, che peggio, ha portato il cervello all' "ammasso". 
Ma se un poco riflettiamo e grattiamo sotto la superficie scopriamo un'altra verità: gli irrazionali sono loro, i non credenti.
E' stato dimostrato ampiamente i limiti della morale laica. 
Al tempo delle ideologie, la marxista in particolare, si tendeva ad educare la prole a "vivere religiosamente l'antireligione", infatti nelle case e negli ambienti socialisti e umanisti d' Europa si erano sacralizzati i valori del laicismo ottocentesco che venivano dal settecento giacobino e dalla Rivoluzione francese: la Libertà, l'Eguaglianza, i Diritti dell'Individuo.
Si dà però il caso, che questi valori che vengono spacciati come prodotto della libera ricerca umana, vengono dritti dritti dal cristianesimo e sono incomprensibili senza di esso; vengono direttamente dalla tradizione evangelica. 
Possiamo essere "cristiani" o "anticristiani", ma non a-cristiani, non possiamo più uscire da quel quadro di riferimento.
Lo conferma Ida Magli, antropologa: "ogni persona è figlia del suo tempo, affonda le sue radici nel suo terreno culturale. 
Neppure i più grandi geni dell'umanità possono sfuggire a questa regola generale. 
Proseguiva, lei agnostica, dicendo che solo una persona è sfuggita (per lei misteriosamente e incomprensibilmente) a questo imperativo: Gesù Cristo. (potrebbe essere un tema per un altro articolo).
Tutto il marxismo ad esempio, e la sua etica, sarebbero incomprensibili senza la tradizione biblica, che ha finito per nutrire popolazioni che niente avevano a che fare con l'Occidente cristiano: i cinesi, gli africani, i vietnamiti.
L'agnostico belga, nonchè storico e sociologo, Leo Moulin, affermava: "noi umanisti ci dobbiamo rassegnare, ogni morale sedicente laica non è che un Cristianesimo senza Cristo". Ancora: "la chimerica etica della sola ragione non funziona per niente. Quel che è peggio, questa figlia prediletta del razionalismo non è in grado di giustificare razionalmente se stessa e finisce dritta dritta nell'irrazionale se vuol spiegare per quale motivo dovremmo rispettarla".
Prosegue dicendo: "ammesso e non concesso, che sia possibile parlare di "coscienza" senza fare riferimento a categorie cristiane, perchè dovremmo seguirne la voce anche quando, (si verifica quotidianamente) è in contrasto con il nostro interesse o comodo ? 
Senza un Legislatore al di fuori di noi, è ragionevole fissarci e seguire leggi per il nostro agire ?
"Staccati dal tronco della fede, quei valori poggiano sul nulla (è come voler appendere un quadro senza il chiodo), non sono più giustificabili razionalmente. 
Nessuno senza fare riferimento a Dio (e al Dio di Cristo) può rispondere qui: perchè preferire l'amore all'odio, la verità alla menzogna, la virtù al vizio, l'altruismo all'egoismo" ? (Quindi, perchè fare del bene al prossimo quando sappiamo che il più delle volte ne riceviamo male ? dove sta la razionalità di questo agire, se non si ha come riferimento il Dio di Cristo che ci invita ad amare il prossimo e addirittura il nemico ? )
Il credente Arturo Carlo Jemolo, famoso giurista, affermava che proprio grazie alla fede che poteva usare la ragione: "E' impossibile fondare qualsiasi morale praticabile da tutti e sempre, prescindendo dall'idea di un Legislatore e di un Giudice che ci sovrastino. 
Ai miei amici filantropi sempre ho domandato: "perchè amare ? ". Gli uomini, spesso, non sono affatto amabili e neanche rispettabili. Perchè allora dovremmo farlo, se non ci si riferisce a un Padre comune, a un Giudice che ci attende ?"
Lo stesso Manzoni ai suoi contemporanei: "ogni morale senza religione non è che un codice senza tribunali. Le leggi possono essere perfettissime, come rispettarle se non c'è chi le garantisca ?"
Ci possiamo sbizzarrire a costruire le più nobili morali, ma una cosa è la teoria e un'altra è la realtà: come rendere efficace e rispettare noi per primi e far rispettare questi bellissimi principi?
Bobbio, il più famoso filosofo italiano, pur non riuscendo ad approvare il ragionamento, citava John Locke, il filosofo della tolleranza, del libero pensiero: "una società può ammettere qualunque opinione, ma non l'ateismo. 
Perchè per un ateo, nessun vincolo tra gli uomini può esser sacro e, dunque sicuro. 
Eliminato Dio, tutte queste cose cadono". 
Si può stare certo senza religione, accettando però di stare senza morale, per cui si arriva alla conclusione di Dostoevskj: "se Dio non c'è, tutto è permesso".
Premesso tutto ciò, ci si domanda perchè la Francia batta la grancassa della morale laica che non è molto differente dall'insegnamento precedente, quello di educazione civica. 
Il ministro socialista dice che occorre che lo Stato insegni ai giovani i principi di solidarietà, tolleranza, uguaglianza. 
Ma l'educazione civica cosa ha insegnato dal 1905 ad oggi, se non questo ?
Si sospetta quindi che la Francia voglia fare un ulteriore salto di qualità: se l'educazione civica ha contrastato l'insegnamento religioso per decenni fino a secolarizzare quasi interamente la società, adesso è l'ora, con l'insegnamento della morale laica di distruggere gli ultimi scampoli di cristianità e gli ultimi concetti in campo bioetico e sociale di concezione naturale.
Per cui distruggere quello che è rimasto di sano nella famiglia, la condanna di ogni distinzione sociale, razziale, culturale, l'affermazione dell'omosessualità e ancor più l'ideologia di genere che non è più solo maschio e femmina, ma bisogna aggiungere omosessuale, bisessuale, transessuale.
Senza poi parlare del relativismo bioetico: oramai tutte le possibili mostruosità sono alla nostra portata e cerchiamo pure di perseguirle. 
Hanno l'impudenza di chiamare tutto ciò "progresso". Chi si oppone è un retrivo, un retrogrado. 
La parola "normalità" è fuorilegge, è razzista e diamoci tempo, vedremo prospettive ancora più estremiste come la legalizzazione dell'incesto (di cui si parla sempre più frequentemente), la bestialità, la pedofilia (in Olanda esiste un partito politico che promuove l'amore con i minori), l'infanticidio (tema sollevato poco tempo fa da due scienziati italiani che lavorano in Australia) l'eutanasia (è notizia di qualche giorno fa che in Olanda, dove c'è la legge, come si temeva, vengono uccisi pure gli anziani che non la chiedono e non sono pochi).
Tutto ciò per passare da una cultura cristiana attenta e compassionevole verso i più deboli, ad una cultura tecno-scientifica che non ha niente di umano e di cristiano.
L'ultimo esito della Modernità, quello che, per due secoli , i razionalisti e i positivisti hanno cercato di nascondere si sta esplicitando oggi nella "filosofia del boudoir " del marchese De Sade, il più lucido profeta luciferino degli sviluppi futuri di quel che si era postulato in quei tempi: un taglio netto con la cultura cristiana e un ritorno al paganesimo.
Il momento che stiamo vivendo e ancor più in futuro, sarà sotto l'egida di questa filosofia codificata più di duecento anni fa da questo famigerato Donatien-Alphonse-Francois de Sade , entusiasta sostenitore della Rivoluzione francese e famoso pervertito sessuale, che soggiornò più tempo in galera che fuori.
Ancora oggi i pensatori progressisti non perdonano al "divin marchese" di aver dimostrato che la filosofia illuminista conteneva tutte le premesse del relativismo morale, del darwinismo sociale e del totalitarismo politico coniugato al sadismo sessuale, per cui per impedire l'aumento della popolazione bisogna ricorrere all'aborto e all'omicidio. 
Uccidere è più naturale che procreare, secondo De Sade (anticipando Malthus).
Solo i più forti hanno il diritto di sopravvivere per il possesso delle risorse naturali (anticipando Darwin).
Raccomanda vivamente l'infanticidio finalizzato alla selezione eugenetica della razza umana (anticipando Peter Singer).
De Sade invita i francesi a portare a termine la Rivoluzione francese del 1789 abrogando le leggi contro la calunnia, il furto, l'omicidio, l'aborto, l'infanticidio, lo stupro, l'incesto, la pedofilia.
I valori morali, dice, non devono più derivare da Dio, ma dalla natura, la cui legge fondamentale è la distruzione.
La natura distrugge incessantemente gli esseri viventi per trarre da essi i materiali con cui costruisce nuovi esseri viventi.
Leggendo De Sade cominciamo a capire come mai oggi quelli che più si danno da fare per distruggere la famiglia in nome della libertà, la sinistra statalista, Zapatero è stato in prima linea, favoriscono ogni genere di unioni, fuorchè quelle matrimoniali fra uomini e donne. 
Infatti De Sade afferma che la famiglia è il nemico naturale dello Stato rivoluzionario.
L'amore per la donna (per De Sade "essere inferiore") è un'illusione alimentata dalla superstizione cristiana. 
Nutre il massimo disprezzo per gli uomini innamorati delle donne. 
Morto l'amor cortese che ha fatto grande la letteratura occidentale, rimane solo la pornografia.
De Sade è soprattutto il primo lucido teorico di quel gusto della pornografia che oggi si è affermato come un gusto di massa nei paesi occidentali.
Egli capisce prima di chiunque altro che il sesso sganciato dall'amore, non è altro che violenza e sopraffazione del più forte sul più debole. 
Violenza dell'uomo non solo sulla donna ma sui bambini.
De Sade capisce che l'uomo senza Dio non è veramente libero, ma schiavo di una natura omicida.
Ecco, dopo più di duecento anni quasi tutte le premesse dell'Illuminismo settecentesco si sono esplicitate e checchè ne dicano ancora oggi tanti laici e laicisti che pontificano sui media che Illuminismo=modernità e cristianesimo=oscurantismo, noi cristiani li dobbiamo confutare con i fatti, con la realtà dell'oggi, rilevando che la morale laica che si vuol insegnare nelle scuole francesi, non fa altro che accelerare questo processo auto-distruttivo e suicida della Francia e dell'Europa tutta.
F.V.